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Giovanni Perazzoli, COMPLOTTISMO…E CULTURA . La narrativa complottista è la sola ricetta di tanta “letteratura critica”. Un saggio (davvero) irriverente
Nel caso degli OGM troviamo il solito ristretto gruppo di persone, a capo delle multinazionali, che persegue un programma alimentare contro natura, ma che è a tal punto assetato di profitto, che finge di ignorarne le conseguenze apocalittiche. Altro esempio: gli ulivi del Salento, che sarebbero stati deliberatamente “avvelenati” perché fossero tagliati e sostituiti con un prodotto di laboratorio dalle multinazionali. Di nuovo un potere irrealistico, capace di ordire piani su larga scala, che coinvolgono centinaia e centinaia di persone, ingannando (oppure utilizzando) giornali, istituzioni, amministratori. Lo stesso scenario si trova nella paura dei vaccini: le “grandi multinazionali del farmaco” opererebbero per il “male”, ma in silenzio. L’Aids? Un prodotto di laboratorio, creato dalla “tecnica”. Per capire quanto seduttiva sia la sirena complottista, va ricordato che fu la rivista “Lancet” a pubblicare i primi articoli sul complotto dei vaccini, per poi doversi scusare. In generale, i farmaci sarebbero quasi sempre inutili dal punto di vista terapeutico e anzi dannosi per la vita; dovremmo invece tornare, secondo il plot, a curarci con i “rimedi naturali”, tornare a una “tradizione perduta”, ovvero a un’unità felice che è stata distrutta dal progresso, dalla mercificazione, dal denaro.
La metafora dell’avvelenamento ha però anche una tessitura più astratta. Il mondo moderno avvelenerebbe con false credenze la nostra mente, creando dei bisogni che non ci appartengono, ma a cui ci induce la società dei consumi. Il plot ci dice che crediamo di essere liberi, mentre in realtà non è così, il Capitale ci induce al consumo. Ma c’è il viaggio purificatore: occorre partire per posare il piede in terre vergini e incontaminate, e soprattutto povere, con la promessa che ritroveremo noi stessi per rimediare alla deviazione. Insieme alla felicità, ci verrà restituito tutto, la naturale tendenza a una vita lunga, che la modernità liquida avrebbe distrutto, dividendoci da noi stessi.
Tra le ossessioni ricorrenti un posto particolare lo occupa il denaro: “mercifica” e corrompe. Massimo Fini, una vera miniera di mitologie antimoderne, scrive che il denaro dovrebbe essere sostituito, recuperando quella che gli sembra la nobile comunità del baratto. In genere, i complotti hanno tre protagonisti principali, che sembrano toccare nel profondo le ansie delle persone: il denaro (la finanza, le banche, le lobby); l’avvelenamento (mutazione biologica o morale, avvelenamento del cibo, inquinamento dell’aria, disgregazione dei Valori); la sostituzione della realtà con la finzione attraverso una disinformazione organizzata su vasta scala.
Attenzione, nessuno nega il vino al metanolo, l’inquinamento atmosferico… Ma, appunto, il complottismo non è interessato a casi concreti o se li incontra è sempre dentro una narrazione più generale, rivolta a distruggere il Vecchio e a creare il Nuovo. Nel complottismo non esiste il caso, non esiste l’errore, non esiste la banale truffa. Non esiste neanche la difficoltà politica o d’azione: l’inquinamento atmosferico non si spiega con un’incapacità politica di risolvere un problema, ma con la volontà precisa di creare questo stesso problema.
Bisogna tenere presente che lo schema è spesso ripreso anche da personalità influenti (intellettuali, politici, opinionisti) legate a una qualche forma di cultura di massa o di ideologia. Basti ricordare a quanto si è farneticato, ad esempio, di una Grecia che sarebbe stata la cavia di un’operazione del grande capitale, il quale, nelle segrete stanze, per i suoi disegni occulti, avrebbe messo in scena la “prova generale” della “distruzione della democrazia”. Il Nord Europa avrebbe dichiarato una guerra (una guerra di ultimo tipo, non con le armi, ma economica) alla povera Grecia. Così, tra vari isterismi, la Grecia è stata raffigurata come l’ultima trincea dei valori della libertà insidiati dalla volontà di manipolazione della finanza e delle élite lontane e non elette, con lo scopo di avviare la mutazione della democrazia, inclusa la distruzione del welfare (che, però, piccolo dettaglio, la Grecia non ha mai avuto).