Intanto la filosofia parla di sé. Due parole con Rick Dufer

Intanto la filosofia parla di sé. Due parole con Rick Dufer

Alfred Ayer apre il suo celebre librino ‘Bilancio filosofico’ con una domanda: che cos’è la filosofia? Riconosceva che è diventato difficile rispondere. Mentre cerchiamo una risposta, però, la sua realtà si espande: grazie ai nuovi media, la filosofia assume una nuova incarnazione. È il caso dell’amico Riccardo dal Ferro e del suo progetto basato sulla filosofia, la cultura scientifica e la letteratura, che ha ottenuto uno strabiliante successo.

Giovani Perazzoli.  Riccardo, il successo del tuo canale di filosofia è andato probabilmente oltre le tue previsioni. Ora, definire il tuo lavoro presenta della difficoltà, forse la stessa difficoltà di definire, al punto in cui siamo della sua storia, la filosofia. Esiterei a definirti un divulgatore della filosofia. Hai infatti una parte molto attiva, che non è quella di un semplice divulgatore (senza entrare nella questione di quanto possa essere neutrale il divulgatore rispetto al suo oggetto quando parliamo di filosofia). Ti vedo come l’interprete di una delle possibili “realtà” della filosofia. Riesci a dare alle questioni della filosofia, peraltro, una vitalità teatrale che è  parte della  storia della filosofia. Effettivamente hai anche scritto varie cose per il teatro. E   non è facile riempire un teatro con Spinoza.

 

Rick Dufer Quando mi chiedono di definire il mio lavoro io preferisco sottrarmi al compito, non solo ingrato ma autodistruttivo, di darmi etichette. Alcuni mi chiamano “filosofo”, altri “divulgatore”. Altri preferiscono direttamente dire che sono un “non-filosofo” (non ho mai capito bene questa sorta di teologia negativa: potrei quindi essere un idraulico, visto che esso è incontrovertibilmente un non-filosofo? Eccezion fatta per gli idraulici che discettano di Kant, ovviamente). Sicuramente in ciò che faccio c’è una parte di essenziale e non marginale rielaborazione di tutto il materiale che ho letto e studiato in questi anni. Mi piace pensare che molte delle cose che scrivo e dico (tanto su Youtube quanto a teatro) siano originali e non semplicemente ricalcate da pensatori a me precedenti. “Interprete delle possibili realtà” è comunque una delle migliori etichette che mi abbiano mai affidato. La prendo!

GP Sei riuscito ad avere un larghissimo seguito partendo da presupposti del tutto controcorrente. Niente esibizione, per capirci, di schemi gnostico apocalittici della crisi, o meglio, Krisis. All’idea del filosofo che è emersa a un certo punto come intellettuale impegnato nella decostruzione della verità nascosta dal sistema, per te, se esiste un sistema, è proprio questa mitologia culturale un po’ imbrogliona con i suoi schemi spesso antiscientifici e antimoderni. È una forma di “impegno” diversamente configurato? Viena da pensare che la filosofia non possa fare a meno di una sorta di engagement?

 

RD Io spesso mi sono sottratto a quell’idea del filosofo impegnato a disvelare la Verità. Credo che il filosofo sia prima di tutto un tizio che cerca di porsi meglio domande più interessanti di quelle che spesso ci facciamo. Per esempio, non: “Sono felice?” ma: “Com’è fatta la mia idea di felicità?” – oppure, non: “Cos’è falso? Cos’è illusorio?” bensì: “Quali sono le illusioni che mi permettono di vivere meglio?” Da questo punto di vista, l’influenza del pragmatismo di Rorty e Peirce ha avuto su di me un effetto dirompente e, direi, anti-schopenhaueriano. Ciò non toglie che negli anni ho riscoperto in modo prepotente anche un certo modo di fare filosofia più, diciamo, continentale (per usare un termine che fa davvero rabbrividire): ho trovato feconde alcune riflessioni di Bergson e Heidegger, ho riscoperto un certo modo di fare metafisica che non vuole sconfinare nel discorso scientifico ma si pone l’obiettivo di allearsi ad esso, senza sovrapposizioni o stupide rivalità. Una delle letture più illuminanti fatte negli ultimi anni è L’immagine del mondo di Erwin Schrödinger, dove uno dei più grandi fisici del Novecento prende a piene mani dagli antichi Greci quali Eraclito, Anassimandro ed Epicuro per dare forma compiuta a riflessioni che vanno oltre le evidenze scientifiche. La trovo una missione bellissima, un po’ me la sento addosso, senza voler esagerare.

GP Adesso rilanci con un nuovo progetto, la Cogito Accademy. Da dove nasce il bisogno di questa nuova iniziativa e che cosa ti proponi?

 

RD La Cogito Academy nasce principalmente dal bisogno di rendere ancora più indipendente il mio atto di discussione e trattazione filosofica. Per quanto negli anni mi sia ritagliato uno spazio non piccolo all’interno del web, senza sentirmi comandato dalle logiche degli algoritmi (insomma, non va molto di moda pubblicare una monografia di due ore e quindici su Plotino o su Meister Eckhart), i vincoli di questo spazio li sento comunque fin troppo presenti. La Cogito Academy, unendo il mondo online e offline (con videolezioni da un lato, ma tanti eventi ed iniziative dal vivo in giro per tutta Italia), vuole sottrarsi a questi ultimi vincoli per proporre una disquisizione filosofica più libera e indipendente. Per esempio, su Youtube non potrei mai fare una lezione di cinque ore sull’erotismo e la pornografia, tra il marchese De Sade, Henri Miller e la corporeità in Derrida: alla Cogito Academy potrò farlo! Non solo: c’è già l’adesione di otto professori universitari che hanno risposto con entusiasmo al progetto. Perciò, l’Academy vuole essere anche una vera proposta alternativa, rivolta a quelle frange più aperte e eclettiche di un mondo universitario troppo spesso arricciato su se stesso. In ultima istanza: la Cogito Academy vuole fare pratica filosofica, ovvero filosofia pratica. Non semplice teoria, non chiacchiere sul sesso degli angeli, ma qualcosa per impattare davvero sulla vita di chi ne farà parte, io in primis.

GP L’idea della trasformazione personale legata alla conoscenza è antica, ma la domanda resta quale conoscenza: per le religioni esista la conosce salvifica (ad esempio nella gnosi, che abbiamo nominato prima). Perché, secondo te, la filosofia e non piuttosto la cultura in generale può permettere questo percorso di trasformazione?

 

RD Dal mio punto di vista, la filosofia deve tornare a fare ciò che ha sempre fatto: la guastafeste. La filosofia è un sapere abrasivo che scotenna le maschere, soprattutto quando queste vengono usate a mo’ di autodifesa. In un’epoca dove l’Infinite Jest di David Foster Wallace ha preso il sopravvento, la filosofia è quella voce che deve staccare la spina alla musica e dare strumenti per tornare ad ascoltare il proprio animo. La conoscenza salvifica delle religioni è spesso una narrazione che si aggiunge ad altre, che si mette in concorrenza ad altre, e perlopiù diviene un ulteriore modo di evadere da certe consapevolezze che non vogliamo affrontare. Ecco, la filosofia (Meister Eckhart è stato maestro in questo) dovrebbe tornare a scardinare, a togliere di mezzo, a eliminare il rumore che oggi inghiottiamo per non stare da soli con le nostre angosce. Spinoza diceva “emendare”, che è una bellissima parola. Abbiamo bisogno di emendare la mente e tornare ad ascoltare più lucidamente quella voce interiore che spesso è soverchiata dalla musica dell’Infinite Jest. Voglio un “emenda cristalli” per il mio parabrezza mentale e, in questo modo, tornare a contatto con quella parte aliena, eppure familiare, che è il mio animo. Io ci provo sempre con me stesso, poi cerco di raccontare cosa ho trovato e, a volte, qualcuno mi dice che l’esempio è servito. Voglio provarci ancora.  Questo è peraltro uno dei temi centrali del mio ultimo libro, in cui il concetto di Infinite Jest è molto presente e ha ispirato varie riflessioni.

GP È da poco uscito un tuo libro che stai presentando in varie parti d’Italia, il cui titolo è nientemeno che Critica della ragion demoniaca. Ed effettivamente utilizzi molto David Foster Wallace, ma anche Marco Aurelio…come sei arrivato a questa miscela?

Per me, Foster Wallace è uno degli stoici contemporanei: la sua attenzione alla dimensione interiore, la necessità di riappropriarsi dei propri spazi e dei propri tempi, la missione di non lasciarsi andare passivamente all’iperstimolazione. Quando leggo Questa è l’acqua sono di fronte a uno dei Pensieri di Marco Aurelio, o una delle lettere scritte da Seneca. Per me, la filosofia non è questione di cronologia: un autore dellʼOttocento può essere più vicino a Eraclito di quanto lo fossero i contemporanei dell’Oscuro. Nietzsche è palesemente un presocratico, mentre Aristotele è più moderno di Agostino o Spinoza. La filosofia si costruisce attraverso ponti che valicano i confini del tempo e delle epoche, ed è così che mi sono costruito un reticolo di concetti e idee da cui emergono anche quelle proposte originali che prendono spazio nel mio ultimo libro: il concetto di “iperdipendenza” è frutto del connubio tra la psichiatria e il pensiero di Pascal; quello di “disfelicità” sta a cavallo tra lo psicologo Russ Harris e le idee di Seneca. Allo stesso modo, David Foster Wallace è per me un contemporaneo di Marco Aurelio: stanno contemporaneamente nella mia testa, nelle mie idee e nelle mie parole. Ed è bello scoprirlo.

Riccardo Dal Ferro è autore, divulgatore culturale, filosofo e performer teatrale. È creatore del podcast filosofico “Daily Cogito“ che raccoglie 2 milioni di ascoltatori mensili. È fondatore dei Cogito Studios insieme al suo socio Federico Santolin Berto. Nel 2014 pubblica il suo romanzo d’esordio “I Pianeti Impossibili” (Poliniani). Nel 2015 fonda la sua scuola “Accademia Orwell” in cui insegna scrittura creativa fino al 2020. Nel 2016, su invito di Umberto Eco, interviene al Festival della Comunicazione di Camogli con una conferenza dal titolo “Divulgo Ergo Sum”. Da allora partecipa a molti seminari ed eventi culturali sparsi su tutto il territorio nazionale. È stato direttore della rivista accademica ENDOXA dal 2018 al 2023. Nel giugno 2018 esce il suo primo saggio filosofico “Elogio dell’idiozia” (Poliniani). Nel 2019 esce “Spinoza e Popcorn” (De Agostini), libro che spiega le più importanti idee filosofiche analizzando film e serie televisive. Nel 2020 esce la raccolta di racconti gotici “I Racconti della Vera Nuova Carne“ (Poliniani), illustrata dalla moglie Ary De Rizzo, artista e divulgatrice. Nel 2020 pubblica per Audible il podcast originale “Parole Preziose“, in collaborazione con l’amico e collega Roberto Mercadini, di cui usciranno 3 stagioni. Nello stesso anno esce il podcast “A Mente Libera” prodotto da Storytel. Con Storytel esce anche “Cose Serie“, un podcast sulla relazione tra filosofia e serie TV. Ad aprile 2022 esce “Seneca tra gli Zombie” (Feltrinelli) che ha un grande successo di pubblico e che entra in Universale Economica Feltrinelli a marzo 2024. A febbraio 2023 viene pubblicato “La parola a don Chisciotte – Cogitate scomode con personaggi impossibili” e a marzo 2024 il suo nuovo libro “Critica della ragion demoniaca” sempre per Feltrinelli. I suoi monologhi teatrali “Seneca nel Traffico”, “Quanti GIGA pesa Dio?”, “Le Vite di Spinoza” e “Le Cogitate Impossibili”, che mettono insieme filosofia e satira, girano tutti i teatri d’Italia dal 2019 con grande successo di pubblico e a marzo 2024 è esordito anche un nuovo monologo “Terra-Solaris: sola andata” in cui si esplorano i propri fantasmi. Collabora attivamente anche con il mondo dell’imprenditoria, creando conferenze e seminari per Confartigianato, Dell Technologies. La Cogito Academy è una scuola di filosofia pratica che unisce online e onlife, con lezioni tenute da professori universitari, corsi con esperti e la possibilità di partecipare a seminari di diversi giorni in presenza.