D. Clarke, Descartes, Il filosofo della rivoluzione scientifica (e il suo carattere)

D. Clarke, Descartes, Il filosofo della rivoluzione scientifica (e il suo carattere)

Recensione a D. Clarke, Descartes – Il filosofo della rivoluzione scientifica, HOEPLI, Milano 2016, pp. 588.

-> di Gianmarco Pondrano Altavilla

Diciamoci la verità: non era impresa agevole scrivere una biografia di Cartesio. Genio poliedrico, sicuramente tra i fondatori della modernità intellettuale, calato in un mondo in fermento, ricco di opinioni contrastanti, novità, eccezionali mutamenti. Per di più sempre sull’orlo del burrone dell’eresia, desideroso di rivoluzionare l’orizzonte della conoscenza umana ed allo stesso tempo umanamente attento a non rischiare conseguenze «terrene» per questa sua impresa. Dare conto di tutto ciò, della miriade di nozioni, fatti, dispute, rimandi, suggestioni, influenze, che si riassumono sotto il nome di Cartesio, davvero era un’erta dura da scalare per qualsiasi storico della filosofia e della scienza. Desmond Clarke ci ha provato con evidente metodo e giudizio, lavorando con pazienza sulle fonti, cercando di nulla tralasciare, ma allo stesso tempo sforzandosi di non pregiudicare la chiarezza dell’esposizione con troppa abbondanza (e dettaglio) di teorie ed «astruserie» filosofiche. Non fosse che per questo, bisognerebbe rendergli un dovuto tributo.

Certo, non mancano i limiti. E’ ragionevole, però, attribuirli più al soggetto stesso dello studio, che non allo studio in sè.

Cartesio si rivela nelle pagine di Clarke ambizioso, vanesio, vendicativo, menzognero, piccino sotto diversi punti di vista (anche se tutto sommato giustificabile), impelagato in infinite diatribe, spesso provocate da lui stesso, che unite ad una vita non propriamente brillante (anzi alquanto monotona) rendono alcune parti del volume poco scorrevoli o accattivanti.

Pure su tutto questo si staglia la figura immensa del pensatore. Più metafisico che empirico. Più teso a giustificare le proprie asserzioni che a sondarne la veridicità. Probabilmente inconsapevole che il suo metodo (dubitativo) avrebbe resistito all’usura del tempo, molto meglio che non le sue fondamenta del nuovo sapere. Ma comunque grande nell’aver assestato un fendente – alla lunga mortale – alla cultura aristotelico-scolastica e nell’aver gettato le basi per la svolta della modernità e le sue acquisizioni.

Come scrive lo stesso Clarke: «il motivo di fondo soggiacente alla lunga serie di polemiche che assorbirono le sue energie per oltre vent’anni fu lo scontro culturale tra una scolastica irrigidita e obsoleta e il pensiero emergente della rivoluzione scientifica; il maggior contributo di Descartes alla storia delle idee sta proprio nel modo in cui egli seppe interpretare e articolare tale conflitto di fondo. Egli individuò molti degli aspetti di intrinseca debolezza della filosofia tradizionale e si fece campione di un nuovo modo di pensare che rendeva del tutto superflue le vecchie teorie: in particolare, postulò che i fenomeni naturali si dovessero ultimamente spiegare facendo riferimento alle minuscole particelle materiali e alle loro proprietà, invece che alle entità filosofiche presupposte dai suoi avversari. […] Egli fu un francese che visse la maggior parte della sua vita adulta in paesi stranieri; una sorta di eremita che però si tenne costantemente al corrente delle novità intellettuali in tutta Europa, soprattutto grazie alla sua corrispondenza con Mersenne. Visse solitario, leggendo pochi libri e conducendo le sue personali ricerche scientifiche, nonchè polemizzando e litigando con quasi tutti coloro con cui incrociò il suo cammino – salvo proclamare costantemente che tutto ciò che desiderava erano la “sicurezza e la tranquillità” richieste per poter realizzare compiutamente il suo progetto intellettuale. I lati più discutibili del suo carattere non gli impedirono di imporsi come il più originale pensatore francese del XVII secolo e uno dei più insigni protagonisti della storia del pensiero occidentale.»

Non resta che aggiungere una nota a margine di carattere «editoriale». E si tratta di un apprezzamento per la HOEPLI che ha voluto inziare questa collana (difficile dal punto di vista del mercato) di grandi biografie intellettuali, cui Descartes appartiene. Gli si augura tutta la fortuna possibile, ovviamente. Ma se anche il vasto pubblico non dovesse rispondere all’appello, è incoraggiante sapere che la nostra editoria continua a rischiare per portare sul mercato prodotti di alto profilo e che offrono l’occasione di confrontarsi con le punte più avanzate della ricerca internazionale.