Matteo Fatale, nota su Fred L. Block, “Capitalismo. Il futuro di un’illusione”

Matteo Fatale, nota su Fred L. Block, “Capitalismo. Il futuro di un’illusione”

Nel suo ultimo libro Capitalismo. Il futuro di un’illusione (il Mulino, Bologna 2021), Fred Block scrive: “Un consumatore che ritenga il sistema energetico basato sui combustibili fossili dannoso per l’ambiente e per il pianeta può spegnere il termostato installato nella propria abitazione e investire nell’energia solare, mentre aumentare la pressione fiscale su petrolio e idrocarburi viene considerata un’iniziativa tesa a prevaricare la logica stessa del capitalismo.”

Nel tentativo di distruggere la teoria microeconomica secondo cui la struttura delle nostre società sarebbe forgiata dall’insieme di azioni che gli individui intraprendono sul piano economico, l’autore vuole mettere in comune l’incapacità del singolo individuo di avere un impatto significativo sulle variabili in gioco con le teorie economiche di Friedman e le distorsioni provenienti dall’azione governativa.
Il significato è chiaro: come le associazioni di lavoratori che chiedono aumenti salariali sono distorsive per il libero mercato, così anche il prima citato aumento della pressione fiscale produrrebbe effetti economici nefasti per il profitto individuale e per la crescita economica complessiva di una società.

Quello che io vedo è una marcata tendenza del mondo letterario nel pubblicare scritti sul capitalismo, confondendo il libero mercato con l’anarco-capitalismo, e quindi la libertà economica con la totale assenza dello stato o di regole. Basti anche solo guardare il libro appena uscito e scritto dal professor Andrea Boitani L’illusione liberista. Critica dell’ideologia di mercato (Laterza, Roma-Bari 2021). Così come Fred Block, anche Boitani definisce l’economia di mercato quella che si autoregola (?) e che quindi ogni interferenza da parte del governo non farà altro che portare, secondo i teorici di mercato, a una allocazione non ottimale delle risorse. Il problema resta sempre una definizione del tutto personale di capitalismo, definendolo un sistema che tende alla totale (o quasi) assenza di norme volte ad evitare comportamenti fraudolenti da parte dei vari attori in gioco.

Prendiamo alcuni esempi:

“Nei mercati finanziari ci sono regole per evitare comportamenti fraudolenti da parte degli operatori”. Vedete, allora il mercato da solo non riesce a regolarsi, quindi Friedman e Hayek si sbagliavano.

“Non c’è bisogno di alcun intervento correttivo da parte dei governi, se non per abbattere i residui ostacoli alla piena libertà dei mercati e alla concorrenza, come per esempio le regolamentazioni del lavoro”.

Ancora qui il nostro Boitani crea un manichino attribuendogli arbitrariamente tutte le caratteristiche più comode per poi attaccarlo e svelarne le presunte contraddizioni. Sfido a trovare un economista che abbia mai detto queste parole in questi termini e con questo significato.

Il messaggio che passa qual è? Che questo assetto di mercato basato sulla concorrenza e ricerca del profitto altro non è che un progetto di ingegneria sociale facilmente modificabile. Il capitalismo non è un sistema spontaneo, ma un costrutto di élite finanziarie che puntano al mantenimento dello status quo. Fred Block, in questo senso, fa dei chiari riferimenti ai movimenti di capitali o alle politiche di austerità come attacchi alla democrazia da parte di forze superiori, dato che un governo che viene eletto secondo promesse ben precise viene poi penalizzato dal mercato, minando quindi la volontà democratica. Quasi verrebbe da pensare l’impossibilità di coesistenza tra capitalismo e democrazia.

Nessuna parola però sulla sostenibilità delle misure pubbliche di consenso: programmi di spesa pubblica troppo generosi potrebbero, nel medio periodo, vanificare tutti gli eventuali vantaggi per i cittadini e, anzi, far degenerare la tenuta dei conti pubblici con rischi per tutta la popolazione. Sembrerebbe che senza gli speculatori, i governi potrebbero intraprendere ogni tipo di scelta anche se folle o insostenibile.

Tornando all’esempio della maggiore pressione fiscale su petrolio e combustibili fossili, un economista serio risponderebbe a Fred Block semplicemente che no, non va contro una specifica ideologia di mercato, ma solo contro quei poveri di cui lui si erge a paladino e che vuole tutelare. Essi saranno costretti a spendere più soldi per il riscaldamento e l’elettricità, perdendoci in potere di acquisto e quindi aumentando la quantità di poveri.