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Il Platone di John Findlay e Aristotele

Marcello Zanatta, Il Platone di John Findlay e Aristotele  


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"1. Le indicazioni che Findlay dà circa le pietre miliari della sua esegesi platonica e i relativi capisaldi teorici sono precise e puntuali. Ed effettivamente la lettura dello scritto permette di constatare con assoluta nitidezza che il percorso si sviluppa lungo una via maestra segnata di esse. Cosicché è opportuno servirsene da guida nell’analisi dell’interpretazione dell’autore. Occorre tuttavia precisare, in via preliminare, l’ambito entro il quale questa complessivamente si muove. Si tratta dello spazio aperto dal cosiddetto «nuovo paradigma» proposto dagli studiosi della scuola di Tubinga e Milano. Findlay stesso non manca di dichiarare che fu la pubblicazione «delle opere di Krämer, di Gaiser e di altri» a convincerlo a esporre quelle convinzioni sulla filosofia di Platone che aveva maturato subito dopo la laurea a Oxford in litterae humaniores nel 1926, ma non aveva mai ritenuto di presentare. I fautori del «nuovo paradigma» gli hanno, dunque, offerto la prospettiva idonea a farlo. In effetti, da costoro egli deriva l’impostazione esegetica di fondo, costituita dall’idea che Platone non sia comprensibile sul piano filosofico se non entro un quadro teorico unitario che abbraccia tutte le sue espressioni e vi dà significato. Esse sono rappresentate dai Dialoghi, dalle Lettere (soprattutto la settima) e dalle testimonianze della tradizione orale.
Subito si indicheranno le differenze strutturali sussistenti a questo proposito tra l’esegesi dei fautori del «nuovo paradigma» e l’esegesi di Findlay, ma ciò che in questo momento preme mettere in chiaro è la comune impostazione di fondo: il pensiero di Platone non soltanto si sviluppa secondo una linea unitaria e continua, ma è retto da un’unica concezione di base e manifesta dall’inizio alla fine, ossia dalle sue espressioni cronologicamente primarie alle ultime, la medesima dottrina. [...]" 



[1] L’importanza di quest’Introduzione non dev’essere sfuggita allo stesso Reale, che l’ha fatta stampare in un corpo maggiore rispetto a tutte le altre parti del volume, compreso il testo stesso di Findlay.
[2] A corredo del volume l’elenco completo degli scritti di Findlay per opera di Michele Marchetto (pp. XLI-LII), che di alcuni – i più recenti – offre pure una presentazione ragionata.

 

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