Interpretazione e critica di Kant nel neokantismo e nella filosofia analitica


Geert Edel

Interpretazione e critica di Kant nel neokantismo
e nella filosofia analitica 


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“Il titolo preannuncia un tema troppo complesso e ampio perche si possa fare a meno di una breve delucidazione. Chi infatti nomina, tutto d'un fiato, " il" neokantismo e "la" filosofia analitica e tira in ballo per di più anche i problemi di interpretazione e critica della teoria filosofica non solo si pone nella famosa casa di vetro, dove si può essere attaccati da ogni lato, ma viene immediatamente sospettato di ammucchiare alla rinfusa elementi tra loro inconciliabili. AI fine di attenuare almeno un po' questo sospetto va subito detto che, ovviamente, le singole componenti del tema non potranno essere trattate qui per esteso, ma soltanto in forma molto circoscritta. Volendo definire concretamente tale restrizione: per quanto riguarda il neokantismo farö riferimento principalmente alla Scuola di Marburgo, in particolare a Hermann Cohen, mentre la ricezione di Kant nella filosofia analitica verrà considerata, dopo uno sguardo d'insieme alla sua prima fase, esclusivamente sulla scorta di Peter Strawson.

1. Interpretazione e critica di Kant e il titolo di un saggio con cui Julius Ebbinghaus prendeva le distanze da quelli che egli riteneva essere i «pregiudizi» del neokantismo, per volgersi ad un «nuovo Studio della filosofia originaria di Kant stesso». Ebbinghaus divenne poi, come e noto, uno dei più acuti e, nonostante una posizione in un certo senso appartata, più considerati rappresentanti di un'interpretazione ortodossa di Kant che rivendicava per se non soltanto, di continuo e con grande insistenza, lo spirito della dottrina kantiana ma, incondizionatamente, la sua lettera stessa. Nel 1924, quando uscì il saggio citato, il neokantismo aveva già passato il suo culmine e si stava avvicinando alla sua fine, provocata in ultimo anche per via politica. Se si parte dalla datazione usuale, che fa iniziare la Kantbewegimg del secolo scorso nel 1865 con il libro di Liebmann Kant e gli epigoni, erano trascorsi a quell’epoca quasi sessant'anni di intensa attività intorno alla filosofia kantiana: sessant'anni nel corso dei quali, accanto ad una marea di singoli studi minori, erano uscite numerose monografie generali di considerevole ampiezza - da quella di Kuno Fischer (1868^) a quelle di Ernst Cassirer (1918) e di Bruno Bauch (1920) - nonché grandi opere di interpretazione (da Hermann Cohen ad Alois Riehl); nel corso dei quali era nata inoltre una filologia kantiana esercitata con acribia (Vaihinger), mentre con l'edizione delle Reflexionen di Benno Erdmann (1882/84) era stato reso accessibile per la prima volta in modo considerevolmente ampio il Nachlaß di Kant; sessant'anni nel corso dei quali infine era nata Kant-Studien (1897) ed era stata intrapresa la grande Akademie-Ausgabe (a partire dal 1894). Eppure, nonostante l'impegno imponente per la comprensione di Kant, profuso per più di mezzo secolo, nel saggio citato Ebbinghaus sostiene che l'intero movimento «fece sempre i propri conti con una grande incognita», che «non era altri che Kant stesso»" e che Kant, dunque, non era ancora stato compreso "rettamente", anzi non lo era stato affatto.
Non si tratta qui di mettere in discussione ne di difendere la legittimità di questa tesi. Quello che interessa e piuttosto ciò che e accaduto, e proprio in quanto e accaduto. Esso getta una luce disincantata sui limiti che sono propri della capacità di convinzione e della durata in vita di un'interpretazione filosofica. Esso illustra infatti con un caso storico concreto che nessuno sforzo, per quanto intenso, per ottenere un'interpretazione autentica, veramente "definitiva" di una teoria filosofica e immune in modo duraturo dall'eventualità di essere posto sostanzialmente in forse e di essere messo radicalmente in discussione nella sua capacità di dischiudere testo e teoria. Ciò vale chiaramente anche qualora l'interpretazione di cui si tratta, come appunto in questo caso le interpretazioni di Kant da parte dei neokantiani, sia stata assicurata e dimostrata estesamente attraverso i testi delle fonti da corposi libri e addirittura sia stata confermata nel suo insieme dall'approvazione di studiosi contemporanei. […]”