Bisogna dare voce ai non-umani

[SPECIALE]

Bruno Latour

Bruno Latour è professore di Sociologia dell’innovazione all’Ecole des Mines di Parigi. Utilizzando i contributi della sociologia, della filosofia e dell’antropologia, ha indagato il ruolo degli scienziati e l’economia delle innovazioni tecniche nelle società democratiche, giungendo a descrivere il processo di ricerca scientifica come costruzione sociale. Tra le sue opere tradotte: Non siamo mai stati moderni. Saggio di antropologia simmetrica (Milano 1995); La scienza in azione. Introduzione alla sociologia della scienza (Torino 1998); Politiche della natura. Per una democrazia delle scienze (Milano 2000); Il culto moderno dei fatticci (Roma 2005).

In ricordo di Jacques  Derrida

BRUNO LATOUR

«BISOGNA DARE VOCE AI NON-UMANI»

a cura di Gianfranco Cordì

Bruno Latour è professore di Sociologia dell’Innovazione all’Ecole Des Mines di Parigi. Attraverso gli strumenti dell’antropologia, della sociologia e della filosofia è riuscito ad analizzare il ruolo dello scienziato all’interno delle società democratiche e l’economia di tutte quelle innovazioni che sono dovute alla tecnica. Ha descritto il processo della ricerca scientifica come una costruzione sociale.

Latour tiene a Modena, in Piazza Grande, una Lezione Magistrale dal titolo «L’umanità dei non-umani». Egli mi dichiara: «Nel mio libro Politiche della natura che è stato pubblicato in Italia dalla casa editrice Raffaello Cortina, ho affrontato la questione ecologica dal punto di vista filosofico. Innanzi tutto, noi dobbiamo definire la nozione di “umanità”. Perché in questa definizione non vengono mai inclusi i non-umani. Poi, occorre fare una storia della parola “sociale”, che vuole dire “associazione”. E poi c’è un terzo punto (il più delicato): la divisione del lavoro fra filosofi ed umanisti. Gli uni si occupano di fatti, gli altri di valori. A mio giudizio, tutto ciò renderà possibile assorbire la crisi ecologica attuale. Io affermo che bisogna sostituire alla dicotomia umani/non-umani due semplici domande. La prima è: come siamo noi? La seconda è: come possiamo coabitare? Entrambe queste domande devono essere inclusive della distinzione umani/non-umani. Il quarto punto ed ultimo punto è la questione politica. Se la natura è concepita come qualcosa di naturale non esistono delle politiche possibili. Si può uscire dalla crisi ecologica attuale solo collegando la natura con l’artificio? È questo che mi chiedo»

Professor Latour, vorrei sapere come si pone la sua teoria in relazione alla teoria di Hans Jonas e del «Principio Responsabilità»?
Jonas è stato un pensatore veramente importante per quanto riguarda la presa di coscienza dei problemi ecologici. Ma rimane solo un precursore. Jonas, in verità, si è limitato a coltivare una certa speranza. Jonas non è uno specialista politico.

Qual è la Sua posizione riguardo il concetto di susteinable employment o sviluppo sostenibile?
Tutti quanti concordano, in sostanza, con lo sviluppo sostenibile. Ma il problema non è essere concordi in astratto. Il tema vero è: come si fa? Molto bene. Si fa: ma o se viene data una risposta alle due domande di cui dicevo prima: come siamo fatti noi? E: come possiamo coabitare? Ed ovviamente non rispondendo a queste due domande all’interno della divisione tra fatti e valori.

Filosofi, antropologi, sociologi: a chi tocca la risposta alle Sue domande?
Costituzione - la Rousseau o alla Montesquieu - per fare parlare anche i non-umani. Il manifesto di Rousseau e Montesqueiu fu: se la società potesse parlare? Oggi il nostro manifesto deve essere invece: se la natura potesse parlare? In sostanza, si tratta di dare voce ai non-umani…

Vorrei ora chiederLe qualcosa di più generale: l’uomo pone alla natura delle domande e la natura fornisce all’uomo determinate risposte (in base alle domande che gli sono state poste). Quali sono le domande più corrette da porre alla natura per il futuro ecologico?
Le rispondo così: andare a tentoni! In sostanza si tratta di recuperare soltanto questo principio: andare a tentoni! Nessuno avrebbe mai potuto prevedere che il clima si sarebbe rivelato qualcosa di così tanto fragile. Oppure che l’aria sarebbe stata un giorno un bene da tutelare… Non esiste una scienza che prima sa e poi applica… Vede, a me sembra che il Principio Precauzione sia molto meglio del Principio Responsabilità

Tentativi ed errori. Questa Sua ricetta ricorda Darwin…
La mia definizione è: siamo dei ciechi condotti da altri ciechi. I ciechi sanno che migliorando solo di poco la loro capacità di andare a tentoni, può migliorare davvero di molto la loro stessa vita. Per questo io dico: andare a tentoni. Credo che questo sia un atteggiamento che può aiutare tantissimo l’ecologia.





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