La scienza va avanti per idee...e anche un po' per soldi

[SPECIALE]

Edoardo Boncinelli

Edoardo Boncinelli è professore di Biologia presso l’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano.
Dirige il Laboratorio di Biologia molecolare dello sviluppo presso l’Istituto scientifico Ospedale San Raffaele. Ha dato contributi fondamentali per la conoscenza dei meccanismi biologici dello sviluppo embrionale negli animali superiori e nell’uomo. I suoi studi sul cervello e la corteccia cerebrale lo hanno portato a evidenziare il significato culturale delle neuroscienze. Tra le sue pubblicazioni recenti:
Io sono, tu sei. L’identità e la differenza negli uomini e in natura (Milano 2002);
Genoma. Il grande libro dell’uomo (Milano 2002); Il posto della scienza. Realtà, miti, fantasmi (Milano 2004); Prima lezione di biologia (Roma-Bari 2005); L’anima della tecnica (Milano 2006).

In ricordo di Jacques  Derrida

EDOARDO BONCINELLI

«LA SCIENZA VA AVANTI PER IDEE...E ANCHE UN PO' PER SOLDI»

a cura di Gianfranco Cordì

L’Assessore alla Cultura del Comune di Modena, Mario Lugli ci dice: «Recentemente è stata condotta un’inchiesta. Veniva posta agli italiani una domanda: quale categoria di persone oggi offre una maggiore sicurezza? I risultati di questa inchiesta sono stati che la categoria degli scienziati è quella che ha riscosso il consenso più ampio; per il 57% degli italiani gli scienziati sono quelli che offrono maggiore fiducia. Al secondo posto vengono i religiosi ed al terzo i filosofi. La scienza per gli italiani è la cosa che oggi ci da più certezze».
Con queste parole, Mario Lugli introduce la Lezione Magistrale di Edoardo Boncinelli, qui nell’Auditorium Chiesa di Modena. Il titolo della Lezione di Boncinelli è: «Ma che razza di animali siamo?». Prende ora la parola lo stesso Boncinelli: «Nel corso della mia attività scientifica io mi sono posto due domande. Che cos’è la vita? E che cos’è l’uomo? Oggi cercherò di parlarvi proprio di queste due cose. Ma devo prima fare tre premesse. Anzitutto, per mia formazione, io preferisco parlare di “natura umana” piuttosto che di “condizione umana”. Perché la condizione umana può sempre cambiare, la natura no. La natura umana è fissa. Inoltre, a me (quando discuto di qualsiasi cosa) piace parlare sapendo e ricordandomi che sono nel 2006 e che siamo tutti nel 2006. Ed ancora, l’ultima premessa che voglio fare è che io parlo sempre e solo delle cose che ci sono, delle cose che esistono; tanto per dire io non paragono l’uomo agli Dei... Detto questo cominciamo col dire che due sono gli oggetti con cui possiede qualche senso paragonare l’uomo: il computer e gli animali. Per cui la domanda che io mi sono posto e che dà il titolo a questa Lezione, cioè “che razza di animali siamo?”, ha una soluzione abbastanza immediata. Noi siamo dei vertebrati, siamo dei mammiferi ed apparteniamo all’ordine dei primati.
A questo punto noi però ci possiamo chiedere: ma qual è lo specifico umano? Gli scienziati ed in filosofi hanno risposto in molti modi a questa domanda. Il possesso del linguaggio è una risposta possibile. Il pensiero simbolico è un’altra risposta (del pari) lecita. La capacità di possedere un pensiero astratto è ancora un’altra. La capacità raziocinante di calcolare e la coscienza di sé (o autocoscienza) sono due altre risposte, e così via. Eppure, secondo me, fra tutte le risposte che abbiamo visto non c’è ne è nemmeno una che ci possa discriminare in maniera unica dagli altri animali. Tutte queste risposte -io credo- ci discriminano! Per quel che mi riguarda do anch’io una mia risposta; io dico: è il linguaggio. Secondo me è il linguaggio la facoltà umana più caratteristica. Gli animali inferiori fanno solo cose utili, le cose utili a loro o al loro gruppo di appartenenza. Le scimmie, ad esempio, fanno qualcosa che è iscrivibile nel quadro biologico dell’utilità. Gli uomini invece fanno un sacco di cose che biologicamente non servono a niente. Noi (unici animali che fanno questo) facciamo un sacco di gesti inutili. E facciamo anche un sacco di gesti negativi: noi facciamo le guerre, noi torturiamo… Tutte cose che gli animali non fanno.
Questa capacità di compiere gesti gratuiti deriva dalla nostra libertà. Come scienziato, io preferisco sostituire alla domanda: “siamo liberi?” la domanda: “quanto siamo liberi?”. Gli esseri umani davanti a uno stesso stimolo fanno cose diverse. Davanti ad un calcio in uno stinco: qualcuno grida, qualcuno si può mettere a cantare, qualcuno può ridere! Per me è a causa di questo che noi uomini siamo liberi. Siamo liberi perché nella nostra corteccia cerebrale ci sono 100 miliardi di neuroni che si toccano per ben 10.000 volte attraverso le nostre sinapsi. Questa architettura è composta da 1 milione di miliardi di contatti. Io sono questa cosa qui. Nient’altro! Per cui non esiste genoma alcuno che possa riuscire a controllare le nostre connessione cerebrali. Attenzione, io non dico che noi siamo completamente liberi; dico che siamo “piuttosto liberi”. Noi possiamo essere liberi, non siamo sempre liberi. (E badate bene, esiste anche un certo determinismo sociale che -secondo me- conduce verso forme di fanatismo!). Gli esseri umani a differenza degli animali che possono vivere in gruppo o isolati, non possono vivere se non in collettività. E, certamente, la biologia dell’individuo è più o meno eterna. Ma: l’evoluzione culturale è veloce movimento. Noi abbiamo la stragrande maggioranza dei geni di cui erano in possesso i nostri antenati; quelli che erano in Africa a rincorrere animali ed a raccogliere radici e bacche. Quando un uomo istoriò le caverne con dei disegni cosa successe? Cioè: se il patrimonio genetico è rimasto lo stesso, che cosa è successo in quel momento? La risposta è: noi nell’istante in cui nasciamo siamo uguali ai nostri antenati di milioni di anni fa ma già dopo qualche ora noi siamo diversi da loro. Siamo uomini di oggi. Ora, che cos’è questa restaurazione della collettività rispetto all’individuo? La maggior parte delle persone pensa che noi evolviamo tutti i giorni ma questo è falso. Il nostro genoma è rimasto quello che era. Dunque, chiediamoci, è successo qualche fatto metastabile ? Dunque, ogni volta che nasce un essere umano (in un ambiente non disastrato) impara delle cose e impara a comportarsi in una certa maniera. In altre parole: noi diventiamo diversi dai nostri antenati non appena entriamo in contatto con la nostra realtà.
Ma il nocciolo della questione sulla vita che stiamo ponendo in questo momento rimane sempre il possesso del patrimonio genetico: il genoma. Una libellula è una libellula più il proprio genoma. Un cane è un cane più il proprio genoma e così via. A differenza degli esseri inanimati gli esseri animali hanno un doppio piano di realtà: quello che essi vivono più il proprio genoma. Noi viviamo, in sostanza, perché continuamente ci situiamo su di un doppio piano. Il piano del genoma ed il piano delle nostre strutture biologiche. Ma nell’uomo c’è anche un terzo piano, la cultura. Il corpo se lo tratti bene può durare tutta la vita disse un umorista inglese, se io imparo la cosa x, io aggiungo automaticamente un entità nuova a me stesso. Questa è la cosiddetta evoluzione culturale. E dunque: perché noi diventiamo esseri umani culturali completi? Perché noi uomini approfittiamo di una nostra mancanza. Prometeo aveva un fratello scemo: Epimeteo che sarebbe: “quello che ci pensa dopo”. Epimeteo, pensandoci dopo, all’uomo non ha dato nulla. Prometeo invece è “quello che ci pensa prima”. E pensandoci prima, Prometeo dice così: io all’uomo non gli do nulla di materiale, io gli do la tecnica ed il fuoco. Risultato? Noi uomini, è vero, siamo più indifesi rispetto agli altri animali ma abbiamo dominato il mondo.
Dunque, la risposta al quesito su come facciamo a diventare esseri umani culturali completi è: perché noi nasciamo col cervello incompleto! C’è una nostra mancanza originaria! Il nostro cervello è grosso, quindi esso necessita di un grosso cranio. E’ questo è un problema tragico, come ognuno sa, sia per il bambino sia per la mamma. Le cose stanno cosi dunque: noi nasciamo col cervello non completo alla fine della gestazione. Ci vogliono 15 anni perché il nostro cervello divenga quello di un adulto. Noi uomini, in questi 15 anni, completiamo il nostro cervello. Come? Noi scolpiamo nel nostro cervello le nozioni dei primi anni di vita. Il cervello dell’uomo è come un computer che esce dalla fabbrica con l’hardware non completato. L’uomo (perciò possiamo dire) ha due nascite: la nascita biologica (fine della gestazione e primo respiro) e la nascita culturale. Questa nostra capacità di scolpirci nel cervello ci dà una ricchezza incredibile. Ma tutte questo però va mantenuto. Se noi perdessimo l’abitudine a scrivere noi saremmo infatti una specie che non scrive.
Una altra caratteristica della cultura è che essa non si ferma mai. In maniera conclusiva possiamo perciò dire che l’uomo è una storia composta da tre storie. La prima storia è il genoma, la seconda storia sono le strutture cellulari e la sua terza storia è la cultura. Certo, oggi potrebbe partire anche una quarta storia. Per quale motivo? Perché l’uomo ha imparato così tanto sulla biologia e sulla genetica che è arrivato al punto di avere quasi tutti i mezzi per poter intervenire sul proprio genoma. Per la prima volta, la storia 3 sta per incidere sulla storia 1. Tecnicamente, ciò non sarà possibile prima di 15-20 anni. Ma resta il fatto che ciò è possibile… Vedete, quanto ricchi di novità sono il tempo e la storia».


Professor Boncinelli, Lei ha appena fatto riferimento ai progressi tecnologici avvenuti negli ultimi anni. Noi sappiamo, o almeno questo ci hanno insegnato, che una cosa è la scienza, un’altra cosa è quel suo precipitato pratico che è la tecnica. La ricerca scientifica oggi ha bisogno di grossi finanziamenti ma d’altro canto la tecnica ha bisogno di un mercato per presentare al mondo i suoi apparecchi. A me sembra che oggi sia la tecnica a decidere in quale direzione la scienza debba o meno ricercare. Una certa ricerca se non ha un’immediata ricaduta pratica non credo venga finanziata. Le vorrei chiedere se le cose stanno davvero così o la mia è una falsa impressione?
Certo, la tecnica è importante. Se qualcuno non avesse inventato un cannocchiale, nessuno avrebbe potuto vedere i pianeti. Però, vede, dal mio punto di vista: la scienza va avanti per idee. La nozione che lo spazio ed il tempo sono legati da un equazione non ci è stata data da alcuna macchina. Come la teoria delle stringhe. Si, per me la scienza va avanti per idee…Ed anche un po’ per soldi, certo, come dice Lei.


Determinati progetti di ricerca non vengono finanziati da nessuno per cui non esiste nessuno scienziato che li possa portare avanti. Forse quelle potevano essere delle ricerche importanti…Forse la scienza si sarebbe accresciuta grazie a quelle ricerche…

In Italia ci sono pochi soldi per la ricerca. In Italia, che è un Paese dove nessuno controlla nulla, i soldi per la ricerca vengono dati anche un po’ a caso. Ma comunque in Italia i soldi per la ricerca ci sono. Ed allora: come la mettiamo? Beh, una cosa è certa. E questa cosa è: se non ho i soldi io non posso fare nessuna ricerca. Ma è anche vero che se ho i soldi non è detto che poi io faccio una ricerca. Pensi a tutti quei capitali spesi per la cura di malattie come la malaria, l’Aids... La scienza, Lei dice… In sostanza quello che ci vuole è un cervello e quello che ci vuole è anche un po’ di fortuna.


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