Essais
Il «pensiero polare» dei Greci. Ordine e armonia / 1
IL "PENSIERO POLARE" DEI GRECI.
ORDINE E ARMONIA /1
di Francesco Luigi Gallo
Introduzione
"Il senso ultimo della visione greca della realtà sembrerebbe essere racchiuso in un passo del Filebo (64d e sgg.) in cui Socrate spiega a Protarco che «ogni fusione, qualunque sia e comunque sia stata fatta, se non ha in sé misura e non partecipa della natura del commensurabile, necessariamente rovina i componenti suoi e prima di tutto se stessa». Affinché la mescolanza sia tale, e non un «aggregato indistinto» per usare l’espressione di Paul Friedländer, deve mantenere le giuste proporzioni e la perfetta simmetria fra i costituenti. Possiamo affermare, infatti, che è bene ciò che è secondo misura, e ciò che è secondo misura è anche bello. La Bellezza è, dunque, l’espressione sensibile del Bene e, in definitiva, della Verità. Ancora Socrate, poco più avanti, continua:
SOCRATE […] la misura e la proporzione risultano essere, dappertutto, bellezza e virtù.
PROTARCO Certo.
SOCRATE E anche la verità nella mistione abbiamo detto che è mescolata con esse.
PROTARCO Certo.
SOCRATE Dunque, se non possiamo afferrare il Bene in una Idea unica, dopo averlo colto con tre, ossia bellezza, proporzione e verità, diciamo che questo, come un uno, è giustissimo che lo consideriamo come causa di ciò che è nella mescolanza, ed è a motivo di esso in quanto è bene, che la mescolanza diventa buona.
PROTARCO Giustissimo.
Giustamente, Reale ha inteso la «coincidenza strutturale fra il Bello e il Bene» come uno «dei tratti più caratteristici della spiritualità e della cultura dei Greci, che si esprimeva in modo caratteristico nella stessa lingua con un termine veramente emblematico: kalokagathia». La giusta considerazione di Reale manifesta in tutta la sua forza la visione greca della realtà che sussume sia il piano antropologico sia il piano ontologico-cosmologico.
Secondo questa Weltanschauung, l’ordine cosmico è la risultante di una perfetta e giusta coesistenza delle parti che armoniosamente si accordano fra di loro così come i diversi suoni in un concerto ne formano, in definitiva, uno che sintetizza e comprende tutti gli altri. Stando a questa concezione del cosmo il passo del Filebo (64d e sgg.) sembrerebbe custodire l’essenza della visione greca della realtà. Cerchiamo, quindi, di capire se ciò è vero."
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