Essais
Cardiocentrismo. Sangue e calore in Aristotele
di Marcello Zanatta
"Nel secondo libro della Metafisica Aristotele asserisce che «ciò in conformità a cui anche alle altre cose appartiene l’avere il medesimo nome è al grado massimo quello che sono le altre cose: per esempio, il fuoco è la cosa più calda, giacché anche per le altre esso è la causa del calore» (Metaph., II 1, 993 b 24 sgg.; trad. Zanatta). Il fuoco è la causa delle cose calde e tutte le cose calde sono sinonime in virtù del fuoco.
La Metafisica dispiega e analizza una teoria della conoscenza rappresentabile in essenza come un sistema di differenze. Ciò che qualcosa è o non è, coincide con ciò che è dicibile e pensabile senza contraddizione e, secondo un principio di massima referenzialità ontologica, con il minimo spreco discorsivo. Se trattiamo di un oggetto vivente – dice Aristotele – la specificità fisiologica rende conto della struttura somatica, mentre l’anima è la forma del corpo vivo.
Parlare del corpo degli animali è parte di un discorso sugli animali e sulla loro vita.
Introducendo l’analisi della struttura del corpo animale Aristotele scrive:
Tre sono i livelli di composizione (σύνϑεσις ). Come prima si potrebbe porre la composizione risultante da quelli che alcuni hanno chiamato elementi [στοιχεῖα],cioè la terra, l’acqua, l’aria e il fuoco;
ancor meglio sarebbe forse parlare della composizione come risultante delle qualità attive [...] infatti il fluido, il solido, il caldo e il freddo sono la materia dei corpi composti [...]; la seconda composizione, risultante dagli elementi primi, costituisce negli animali la natura delle parti omogenee, come l’osso, la carne e le altre dello stesso genere. Terza e ultima della serie è poi la composizione delle parti non omogenee, come il viso, la mano e le altre simili ( De part. an. , II 1, 646 a 13-24 [trad. Vegetti]).
Questo testo riassume e rende fruibili gli esiti di una lunga tradizione sulla teoria della natura che ha inizio da Alcmeone, e soprattutto da Empedocle, e attraversa l’atomismo democriteo. In Aristotele il corpo dell’animale viene descritto quasi come un «testo in cui le lettere [στοιχεῖα] danno luogo a diversi livelli di aggregazioni-parole o frasi; il λόγος e la οὐσία si manifestano tuttavia – come Aristotele precisa immediatamente (ivi, II 1, 646 b 1-299) – soltanto al livello estremo, quello in cui prende forma il testo vero e proprio».
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