Biopolitica, libertà e cura. Saggio Su Foucault

Introduzione del volume Il potere e la vita

di Vincenzo Sorrentino  

 

La nozione di biopolitica occupa oggi una posizione di rilievo all’interno del dibattito filosofico e pubblico. Gli studi di Foucault hanno svolto un ruolo fondamentale nell’apertura dell’orizzonte problematico all’interno del quale si articola oggi la riflessione sull’argomento. Biopolitica, libertà e cura sono i temi che scandiscono le ultime ricerche del filosofo francese. Il testo si interroga sulla loro correlazione, mostrando come il governo biopolitico non assuma solo tratti tanatopolitici e disciplinanti, ma metta in campo anche una serie di pratiche che connettono la gestione della vita all’esercizio della libertà, intesa come governo autonomo che comprende una certa cura di sé. La diagnosi foucaultiana del presente non conduce a legittimare la visione di un sistema di controllo totale, ma ci consegna l’immagine di società in cui la critica e le rivendicazioni di libertà non solo non vengono soppresse, ma sotto un certo profilo trovano un terreno fertile sul quale crescere.
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In un’intervista rilasciata nel 1978, nello stesso periodo in cui metteva a punto le proprie riflessioni sulla biopolitica, Foucault afferma:

Se non dico mai cosa bisogna fare, non è perché credo che non ci sia nulla da fare; al contrario, è perché penso che ci siano mille cose da fare, inventare, forgiare, da parte di coloro che, riconoscendo le relazioni di potere in cui sono implicati, hanno deciso di resistere o sfuggire ad esse. Da questo punto di vista tutta la mia ricerca poggia su un postulato di ottimismo assoluto. Non svolgo le mie analisi per dire: così stanno le cose, guardate come siete intrappolati. Certe cose le dico solo nella misura in cui considero che esse permettano di trasformare il reale.

La centralità dei temi della libertà e della critica, cui il filosofo francese fa riferimento in questo passaggio, non solo non verrà meno, ma diventerà ancora più evidente negli anni successivi, che lo vedranno impegnato in un appassionato studio dell’etica antica e nella messa a punto di una riflessione sull’estetica dell’esistenza2, che troverà nel concetto di “cura” uno dei suoi snodi fondamentali.

Biopolitica, libertà e cura sono dunque i nuclei problematici che scandiscono le ultime ricerche di Foucault. È importante tenerli insieme e, prestando attenzione alla cronologia del lavoro foucaultiano, interrogarsi sulla loro correlazione: solo così si potranno evitare letture unilaterali e fuorvianti. Ad un primo sguardo, questo approccio sembra che venga contraddetto dalla natura stessa delle realtà che esso pretende di mettere in relazione. Biopolitica e libertà non rimandano forse a pratiche in profondo contrasto tra di loro? La loro opposizione si profila sia nel caso in cui all’interno della prima facciamo rientrare le politiche che assumono la vita, concepita quale dato biologico o naturalistico, come paradigma normativo della loro azione, sia nel caso in cui per biopolitica intendiamo la politica sulla vita, la gestione pervasiva della vita da parte del potere. Entrambe le accezioni del concetto sembrano non lasciare alcuno spazio alla libertà concepita come autonomia o, al limite, sembrano poterle attribuire una rilevanza meramente strumentale, in quanto elemento funzionale ai dispositivi di assoggettamento.

Anche il rapporto tra libertà e cura si prospetta problematico. La cura, infatti, appare riconducibile alla sfera dei bisogni3, e dunque della necessità, e come tale risulta rientrare in un campo semantico contrapposto, o almeno esterno, rispetto a quello della libertà: la cura volta al soddisfacimento di bisogni può tutt’al più essere concepita come una condizione della libertà, ma non certo come una sua articolazione interna [...]

[Percorsi di etica - Saggi 7]

 


Vincenzo Sorrentino è professore di Filosofia politica presso l'Università di Perugia

 

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