Intervista su Honneth e la "lotta per il riconoscimento"

Intorno a Axel Honneth, Riconoscimento e conflitto di classe. Scritti 1979-1989
 a cura di Eleonora Piromalli (Mimesis Edizioni, Milano-Udine 2011)


 intervista completa pdf 


Intervista a Eleonora Piromalli 
di Giovanni Perazzoli

 


La prima domanda riguarda il tema del «riconoscimento». La lotta per il riconoscimento: un’analisi interna al concetto di «lotta di classe» di Marx, ma con strumenti di analitici nuovi (e questo nel solco delle tradizione della Scuola di Francoforte): particolarmente interessante è lo sforzo di Honneth di individuare una «fenomenologia della subordinazione sociale»...

Questo è esattamente il punto di partenza dei primi scritti di Axel Honneth, pubblicati a partire dal 1977: egli si propone di indagare, dal punto di vista dei soggetti coinvolti, come essi reagiscano alle asimmetrie sociali, cosa essi intuitivamente determinino come «ingiusto», quali siano le forme delle loro reazioni morali. Attraverso questa ricerca Honneth intende delineare le basi empiriche da cui, in seguito alla svolta habermasiana verso la pragmatica universale, la teoria critica dovrebbe ripartire al fine di ricongiungere più strettamente le sue elaborazioni normative con lo stato fattuale delle lotte, dei conflitti e delle reazioni emancipative dei soggetti sociali. Di contro alle molte diagnosi del tempo che riflettevano l’immagine di una società capitalistica ormai completamente integrata, priva di conflitti e di contrapposizioni tra classi, Honneth intende far notare, sulla base delle ricerche empiriche compiute in particolare da Richard Sennett e Philippe Bernoux, come le classi subordinate ancora preservino una propria cultura morale oppositiva. Riprendendo un’espressione coniata da Richard Sennett e Jonathan Cobb nel loro studio del 1972 dal titolo The Hidden Injuries of Class, Honneth definisce l’autocomprensione collettiva delle classi subordinate nei termini di una «controcultura del rispetto compensatorio»: negli scritti La «biografia latente» dei giovani della classe lavoratrice e Coscienza morale e dominio di classe Honneth evidenzia come le classi lavoratrici sviluppino consapevolmente un proprio positivo senso di appartenenza, un proprio orizzonte di valori e specifici stili di espressione, di comportamento e di gestione dei problemi morali. Esse danno vita, così, a una cultura ricca e dinamica, attivamente tramandata e nutrita da soggetti che, subordinati negli assetti di potere della società, trovano però riconoscimento tra pari in questi ambiti subculturali, portando avanti forme di orgogliosa «distinzione» dagli stili delle classi dominanti e impegnandosi, inoltre, in prestazioni di elaborazione normativa. A partire da quest’ultime, in contrapposizione ai ritmi e alle modalità di produzione che vengono loro imposti sul luogo di lavoro, gli appartenenti alle classi subordinate mettono in atto un’ampia varietà di pratiche di lotta e resistenza, le quali però, a causa del loro carattere frammentato e della loro estensione su piccola scala, raramente vengono rilevate dallo sguardo della sociologia. Tanto all’interno della propria classe sociale (attraverso la controcultura del rispetto compensatorio), quanto nella società nel suo complesso (tramite le perduranti forme di lotta e di resistenza), gli appartenenti alle classi subordinate ambiscono quindi al riconoscimento e alla rivalutazione della propria identità collettiva; Honneth fin da questo periodo inizia a sostenere la tesi che, nelle rivendicazioni lavorative delle classi lavoratrici, il classico motivo dell’opposizione alla disuguaglianza in termini di beni materiali abbia come sua base più profonda la richiesta, da parte dei lavoratori, di un adeguato riconoscimento e stima sociale per il loro ruolo nella conservazione e nella riproduzione della società (su questo tema, svolto attraverso una critica al concetto habermasiano di agire strumentale, importante è anche lo scritto del 1980 Lavoro e azione strumentale).

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