M. Zanatta Aristotele e Pirrone sul «principio più saldo»


Aristotele e Pirrone sul «principio più saldo».
Nota sulla test. 53 (D.C.) di Pirrone

1. Il problema
2. Le tre negazioni del principio di non-contraddizione
3. Le tre tesi di Pirrone
4. La dissoluzione dell’essere delle cose nel loro apparire
5. Conclusione


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Sull’esistenza di un rapporto tra Metaph., IV, 4, 1008 a 30-34 e quanto Timone, secondo la testimonianza di Aristocle, informa aver affermato Pirrone (ap. Eus., praep. Ev., XIV 18 = Test. 53 DC), gli studiosi da lunga data hanno fissato l’attenzione. L’oggetto è il principio di non-contraddizione, o – più precisamente – sono tre proposizioni derivanti dalla negazione di esso; proposizioni che lo Stagirita adduce a riprova dell’assurdità in cui inevitabilmente incorre chi lo nega e che, per contro, Pirrone asserisce come dotate di validità, donde la conseguenza della insostenibilità del principio di non-contraddizione.

La discussione degli studiosi ha fondamentalmente riguardato quale dei due filosofi – Aristotele e Pirrone – abbia, esplicitamente o implicitamente, polemizzato con l’altro. Se cioè sia stato Pirrone a riprendere ciò che conosceva essere stato proposto da Aristotele come assurdo, rovesciandone il giudizio e indicandolo invece come vero[1], o sia stato Aristotele a riferirsi alle tre proposizioni come effettivamente fatte valere in quell’ambiente megarico ove si sarebbe negato valore al principio di non-contraddizione e col quale Pirrone ebbe rapporti per essere stato allievo del megarico Stilpone (Diog. Laert., IX, 64)[2]. La questione ha così assunto un taglio di ordine essenzialmente storiogra-fico, attestandosi in quest’ambito l’esegesi che sull’uno e sull’altro versante è stata proposta.

Per i motivi che saranno chiari nel corso dell’esposizione ritengo che la prima ipotesi presenti maggior grado di attendibilità e debba perciò essere seguita nell’interpretazione della filosofia di entrambi i pensatori. Ma in questa sede intendo porre l’accento sulla questione esegetica da una prospettiva diversa da quella che accentua l’aspetto cronologico del rapporto, ed esaminare, invece, nel quadro della cronologia che ritengo debba essere accolta, su quale base Pirrone è potuto addivenire alla negazione del principio di non-contraddizione facendo valere proprio ciò che Aristotele presentava come un assurdo e, per converso, che peso ha nell’ottica aristotelica la base su cui Pirrone ha fatto valere ciò che egli ha indicato essere assurdo.

Ma innanzitutto bisogna vedere sono le posizioni in campo.



[1] Così, per esempio, Reale, Ipotesi, pp. 315 ss.; Dubbio, pp. 87 ss.

[2] Così sostanzialmente Conche, Pyrrhon, pp. 34 ss. Ma per contro cfr. Decleva Caizzi, Prolegomeni, pp. 105 ss.

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