L'ipocondria dell'impolitico. La critica di Hegel ieri e oggi

Domenico Losurdo, L'ipocondria dell'impolitico. La critica di Hegel ieri e oggi
Milella, Lecce, 2001

di Carla Fabiani

"L'odierno panorama filosofico è largamente caratterizzato dall'ipocondria dell'impolitico; non sembra trovare ascoltatori attenti il monito di Hegel, per il quale la filosofia dovrebbe guardarsi bene dal "voler essere edificante". Ai suoi tempi, Kierkegaard non nascondeva il suo fastidio per "quest'odio per l'"edificante" che fa capolino dappertutto in Hegel". Ma oggi il dominio dell'edificazione è così incontrastato, che si ritiene superfluo polemizzare contro quel monito. La raccolta di saggi, che qui propongo, vorrebbe provare a richiamare l'attenzione su una grande lezione oggi largamente rimossa, ma forse più che mai attuale" ( p. XV)
Che cosa abbia mai a che fare l'ipocondria - una forma di infondata preoccupazione per la propria salute ed esasperata melanconia rivolta al proprio interno - con la politica e soprattutto con la filosofia potrebbe non risultare immediatamente chiaro a tutti.
Essa è la fuga dalla realtà, certo, ma ancor di più l'esasperazione di un'interiorità sentita come potenza negativa, e diremmo patologica, di fronte a tutto il resto, l'insostenibilità di ogni contenuto esterno, l'assenza di contenuti da cui affiora, e dove anzi sprofonda, il puro Io.
Tutto questo potrebbe avere risvolti filosofici, anche politici; certo potrebbe, ma non necessariamente.
Ma è a questo proposito che il testo di Losurdo, la raccolta di saggi che qui presentiamo, ci mostra invece una modernità necessariamente attraversata dal pensare, oltre che dal sentire, affetto da ipocondria.
La coscienza vive nell'ansia di macchiare con l'azione e con l'esserci la gloria del suo interno; e, per conservare la purezza del suo cuore, fugge il contatto dell'effettualità e s'impunta nella pervicace impotenza di rinunziare al proprio Sé affinato fino all'ultima astrazione e di darsi sostanzialità, ovvero di mutare il suo pensiero in essere e di affidarsi alla differenza assoluta. in questa lucida purezza dei suoi momenti, una infelice anima bella, come la si suol chiamare, arde consumandosi in se stessa e dilegua qual vana caligine che si dissolve nell'aria. (Hegel, Fenomenologia dello spirito, VI, IIIC, c, § 222)
Il riferimento filosofico dell'A. è la critica circostanziata di Hegel alla figura fenomenologica dell'anima bella, ma anche alle concezioni morali del mondo, al dover essere kantiano, alla inopportuna commistione fra sentimento e filosofia e, non da ultimo, alla irresponsabilità di chi concepisce la contraddizione solo come un impaccio del dire e dell'agire. "Se vogliamo cercare un filo conduttore che ci consenta di orientarci nel pensiero politico di Hegel, possiamo forse individuarlo nella diagnosi storica e politica dell'evasione dal mondo politico come una forma di "ipocondria". […] La logica-metafisica da lui elaborata fornisce la grammatica e la sintassi del reale, e di un reale che non presenta più zone d'ombra impenetrabili e inaccessibili alla ragione; a partire da ciò la filosofia hegeliana elabora anche la grammatica e la sintassi del discorso politico. […] Per Hegel […] un'azione politica degna di questo nome mira a intervenire in primo luogo sulle "leggi", le "istituzioni", i "rapporti" politici e sociali oggettivi. Un senso robusto della mondanità e politicità dell'uomo attraversa in profondità l'intero sistema filosofico hegeliano." (pp. III e XIV-XV)
Dunque, la filosofia hegeliana nel suo insieme si presenta come una libera resa dei conti dell'uomo moderno col proprio tempo, con la realtà, con l'oggetto, con le istituzioni e con gli dei: è l'uscita dell'uomo da ogni condizione di minorità, nel pensiero come nell'azione. Ma è appunto questa condizione di libertà che, tutt'altro che "edificante" (volta cioè al virtuoso perseguimento di un bene tutto soggettivo), obbliga l'uomo a prendere atto di contraddizioni, innanzitutto di contraddizioni politiche, le quali possono rendere impraticabile lo stesso rapporto fra politica e filosofia. Ma per Hegel, così come emerge dai saggi di Losurdo, vige una responsabilità nel mondo moderno, una responsabilità reciproca sia del pensare che dell'agire, a cui, volente o nolente, lo spirito moderno non può sottrarsi. E a questo proposito si pensi alle esperienze fenomenologiche della coscienza agente e della coscienza giudicante, al male e il suo perdono, al reciproco riconoscimento dei due moderni spiriti, l'uomo d'azione e l'uomo teoretico, all'intersoggettività dello spirito assoluto a cui si giunge dopo un preciso percorso storico segnato dall'evento pienamente moderno della rivoluzione francese. Ma si pensi anche e soprattutto alla trattazione dell'Idea nella Logica, al comparire non proprio scontato dell'idea pratica del bene là dove credevamo ormai di concepire solo in termini di pura teoria, ossia dopo l'idea del vero e prima dell'idea assoluta.
"In quanto il concetto, che è oggetto di se stesso, è determinato in sé e per sé, il soggetto è determinato a sé come individuo. Esso ha daccapo come soggettivo la presupposizione di un esser altro essente in sé; è l'impulso a realizzarsi, lo scopo che di per se stesso vuol darsi una oggettività e prodursi nel mondo oggettivo. In questo resultato è ristabilito pertanto il conoscere, ed unito coll'idea pratica; la realtà in cui ci si è imbattuti è determinata in pari tempo come realizzato scopo assoluto, ma non, come nel conoscere investigativo, semplicemente qual mondo oggettivo senza la soggettività del concetto, sibbene qual mondo oggettivo di cui l'interna ragion d'essere e l'effettiva sussistenza son costituiti dal concetto. Questo è l'idea assoluta." (Hegel, Scienza della logica, vol. II, sez. III, cap. II)
Dunque, la modernità, la libertà, la contraddizione e la rivoluzione politica sono temi intorno a cui i saggi di Losurdo ci invitano a riflettere in modo intrinseco, con i testi hegeliani alla mano e con un ricco apparato bibliografico che, nelle note, ci indica possibili e praticabili percorsi storico-filosofici intorno alla critica hegeliana della filosofia edificante, dell'impolitico o della forma socialmente determinata di moderna ipocondria.
"La crisi prima e il crollo poi dell'antico regime comportano il costituirsi di una sfera pubblica, di un campo nuovo che si apre all'intervento e all'azione politica di ceti sociali, fino a quel momento rinchiusi in una dimensione privata. Come si deve configurare l'azione politica che ora diventa possibile ? A questa domanda sono chiamati a rispondere in primo luogo gli intellettuali, anche per il fatto che, nella nuova situazione venutasi a creare, ceti intellettuali e politici tendono a fare tutt'uno. […] il fatto nuovo e scandaloso è l'emergere di un ceto di intellettuali non legati alle classi possidenti, anzi talvolta in polemica con esse, e aperti all'influsso delle masse popolari. […] Come si colloca Hegel nell'ambito di tale dibattito ? La sua presa di posizione a favore della teoria è particolarmente netta. "Astrazione" e "astratto" non hanno più un significato univocamente negativo. È qualcosa di grande e ammirevole, ad esempio, l'elaborazione del concetto "astratto", universale di uomo, il riconoscimento di diritti inalienabili ad un soggetto che fa "astrazione" dalla nazionalità, dal censo e da altre determinazioni "concrete". La rivoluzione francese rappresenta un momento di svolta nella storia universale proprio per aver saputo innalzarsi all'altezza di questa "astrazione"" (pp. III, IV, VI)
Questa indivisa sostanza della libertà assoluta ascende al trono del mondo senza che potere alcuno sia stato in grado di resisterle. In questa libertà assoluta si cancellano quindi tutti gli stati sociali, che sono le essenze spirituali nelle quali l'intiero si organizza; la coscienza singola che apparteneva a un tale membro ed in esso esplicava la sua volontà e la sua operosità, ha tolto le sue barriere; il suo fine è il fine universale; il suo linguaggio è la legge universale, la sua opera l'opera universale. (Hegel, Fenomenologia dello spirito, VI, III §149)
"Di qui si devono prendere le mosse per comprendere le avventure dell'universale e dell'intellettuale "astratto". […] Sennonché, dinanzi alle prime difficoltà e alle prime contraddizioni, che inevitabilmente insorgono nel corso del processo di costruzione di una società nuova, […] il mondo politico […] si rivela irrimediabilmente mediocre e volgare. È l'ipocondria dell'impolitico. […] Alla crisi degli entusiasmi precedentemente suscitati dalla rivoluzione francese e ormai dileguati dinanzi allo spettacolo della volgarità edonistica e della rapacità espansionistica della Francia post-termidoriana fa eco l'invocazione di Friedrich Schlegel e "non dissipare fede e amore nel mondo politico". […] la critica dell'ipocondria dell'impolitico è il filo conduttore del pensiero politico di Hegel. Ma forse si potrebbe aggiungere che lo è della filosofia di Hegel in quanto tale. Il rimprovero fondamentale che egli rivolge a Kant è di stimolare, con la sua "paura dell'oggetto", per l'appunto l'ipocondria, la malattia nazionale tedesca […]." [pp. VIII sgg.]
Il testo di Losurdo si compone di ben 15 saggi: Le categorie della rivoluzione nella filosofia classica tedesca; Razionalità del reale e educazione alla politica; Contraddizione oggettiva e analisi della società: Kant, Hegel, Marx; Kant, Hegel e la metafisica; Arte, metafisica e economia politica in Schopenauer. Ne citiamo qui solo alcuni, con l'intento di indicare al lettore le questioni filosoficamente più rilevanti, intorno alle quali potrebbe nascere un dibattito fecondo e filologicamente saldo, proprio grazie all'estrema lucidità di metodo e di merito con la quale l'A. ha raccolto la sua ricerca intorno al pensiero politico di Hegel.

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