Scritti sulla dottrina della scienza 1794-1804

Johann Gottlieb Fichte, Scritti sulla dottrina della scienza 1794-1804, a cura di Mauro Sacchetto
UTET, Torino, 1999

di Lorenzo Marras

È interessante a secoli di distanza verificare cosa, della proposta filosofica di un pensatore,riesce a passare l'arduo esame del tempo. Una buona occasione per esercitare questo esame critico, ci è offerta dalla recente pubblicazione per i tipi della UTET del volume di Johann Gottlieb Fichte, Scritti sulla dottrina della scienza 1794-1804 (a cura di Mauro Sacchetto, UTET, Torino 1999, 992 pp.), contenente alcune tra le più importanti versioni della Dottrina della scienza che ci sono pervenute da manoscritti originali fichtiani, nonché alcuni scritti piùbrevi, ma non per questo meno importanti: il fondamentale opuscolo sul Concetto di Dottrina della scienza; quelle che sono considerate le più importanti esposizioni della Dottrina della Scienza pervenuteci nella versione di pugno fichtiana (1794, 1801, 1804), di cui le ultime due inedite in Italia; nonché alcuni scritti importantissimi e coessenziali, come le due introduzioni del 1797; l'esposizione essoterica della Dottrina della scienza intitolata Rapporto chiaro come il sole (anch'essa tradotta per la prima volta in italiano) e il saggio sull'Origine del linguaggio. Il curatore dell'opera sceglie quindi di offrire al lettore ciò che di meglio Fichte ha prodotto di sua mano, rinunciando anche ad importanti versioni della Dottrina della scienza, ad esempio l'importantissima Nova Methodo del 1796-1799, che, pur accolte nell'edizione critica dell'Accademia delle Scienze della Baviera e nel recente dibattito critico che vi ruota attorno, ci sono giunte in pur sempre dubbie redazioni di studenti. Non c'è dubbio che il materiale speculativo a disposizione abbondi in quantità industriali, e il più accanito tra i teoremi si sentirà certamente a casa propria tra queste pagine densissime.
Il volume è inoltre impreziosito da note essenziali ed asciutte, e soprattutto da un'ampia introduzione, in cui il curatore delinea con precisione il clima speculativo in cui la proposta fichtiana è sorta, l'evoluzione che ha contraddistinto il filosofare del pensatore tedesco e quello della sua altalenante ricezione.
Come sempre elegante ed austera è la "confezione" della casa editrice di Torino, aggiungendo quel qualcosa in più, che rende omaggio anche esteticamente al titolo di Classico della Filosofia con cui l'opera viene giustamente presentata

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