Le tattiche dei sensi

AA.VV., Le tattiche dei sensi
I Libri di Montag, Manifestolibri, Roma, 2000

di Fabrizio De Luca

Questo libro, quinto della collana di filosofia Montag, diretta da Brunella Antomarini, Massimiliano Biscuso e Guido Traversa, è costituito da una serie di saggi in cui viene esaminato il rapporto fra la percezione sensoriale e la conoscenza oggettiva delle scienze. Inoltre alla fine del volume è presente un glossario (Sed contra) in cui gli autori definiscono dal loro punto di vista alcuni termini fondamentali per la tematica del volume.

Dedicati al senso dell’olfatto sono i saggi di Massimiliano Biscuso (Il naso dei filosofi e l’aroma del materialismo) e di Gesualdo Zucco (Olfatto: unicità di un senso). Nel primo viene analizzata la presenza della considerazione dell’olfatto nella storia della filosofia. L’olfatto è stato relegato nell’ultimo gradino della gerarchia dei sensi vista la sua indistinguibilità, quindi è stata negata anche la sua capacità conoscitiva. Ma l’A. rileva come l’odorato abbia un’importanza fondamentale, ossia ad esso appartiene una funzione conservativa derivata dalla repulsione od attrazione degli odori che "rivelano il legame fisico tra il nostro corpo e gli altri corpi, tra il nostro organismo e l’ambiente" (p. 16): il naso, ad es., allontana dai cibi avariati. Oltre questo valore conoscitivo l’olfatto possiede una particolare funzionalità legata alla memoria del passato. Su questo carattere si instaura il legame con il saggio di Zucco, il quale afferma che l’olfatto, benché non raggiunga la validità cognitiva di altri sensi (vista, udito, ecc.) e non produca rappresentazioni consapevoli immagazzinate nella memoria, ha un peculiare carattere che "sostiene" l’operazione del ricordo.

Nel saggio di Vittorio Gallese (Il senso dell’azione: un approccio neurofisiologico) viene evidenziata, da un punto di vista neurofisiologico, la stretta relazione, la cui oggettività deriva da alcuni esperimenti, che vi è tra percezione visiva ed azione. Sulla base di processi di integrazione sensori-motoria Gallese mostra come il rapporto percezione sensoriale-azione-significato dato al mondo dell’oggetto sia un campo su cui sondare le possibilità stesse delle teorie neurofisiologiche.

Brunella Antomarini (Come indoviniamo. Charles Sanders Pierce e il connessionismo) esamina come il nostro organismo grazie alle esperienze passate reagisce ad uno stimolo simile ad uno già precedentemente subito. Con il sostegno del pragmatismo di Pierce l’A. afferma che la reazione nervosa giusta non viene indotta con certezza determistica o logica. "Infatti Pierce nota che le nostre inferenze non hanno bisogno di essere messe alla prova nella loro validità logica: credere in quello che crediamo ci basta. Non abbiamo bisogno di determinarne la verità, ma solo la funzionalità" (p. 45). La non linearità della reazione del cervello ad uno stimolo viene dimostrata anche nelle simulazioni artificiali dell’interazione del sistema nervoso con il mondo esterno (modello PDP). Di seguito alla questione dell’inferenza di informazioni da dati già presenti nell’organismo, l’A. si domanda: "come facciamo ad aggiungere unità di informazione senza perdere la stabilità del sistema mnemonico o inferenziale e senza disorientarlo ?" (p. 49). Le nuove informazioni modificano leggermente la struttura connettiva già esistente, che non viene così danneggiata ma spinta verso un’evoluzione: "in questo modo noi parliamo, con frasi da correggere a ogni passo, in questo modo orientiamo le nostre azioni, senza escludere atti mancanti ed errori" (p. 51). Da questo modello deriva che la stessa spiegazione epistemologica dei fenomeni deve essere sottoposta anch’essa ad una costante revisione critica. "Dunque, tra indovinare, decidere e fare esperienza c’è una stretta relazione che esclude l’uso dell’induzione preliminare a un’azione, come attività logica ordinaria" (p. 54).

Il senso del tatto viene tematizzato dal saggio di Marco Mazzeo (L’origine tattile della geometria. Merleau-Ponty e il triangolo) in cui, sulla base delle concezioni del filosofo francese, si cerca di dimostrare come la conoscenza della geometria e delle sue figure non si basi unicamente su definizioni astratte, ma derivi in qualche modo dalla percezione tattile. Il tatto viene così suddiviso: da un lato è "senso esteso che coincide con la percezione del proprio corpo (somestesia), dall’altro è caratterizzato da aree particolarmente sensibili con specifiche proprietà cognitive: le mani e la percezione aptica [cioè la percezione attiva tipica della prensione e della applicazione attiva]" (p. 75-6). Attraverso varie argomentazioni l’A. dimostra come fra il senso tattile (nella sua duplicità) e la geometria (euclidea e non) vi sia un rapporto di Fundierung (fondazione originaria) in cui il tatto è condizione necessaria ma non sufficiente per la conoscenza dello spazio geometrico, quindi in questa relazione il fondato "è dipendente ma non riducibile [autonomo] […] all’elemento fondante" (p. 81).

Merlin Donald (Il senso del sé: l’ordito della cultura, la trama della mente) concentra l’attenzione sull’influenza delle reti culturali in cui l’uomo è inserito ed attraverso cui egli apprende e struttura il suo processo cognitivo: "ogni cultura ha una "architettura di sistema" che dirige il flusso di conoscenza tra gli individui, le istituzioni e gli stratagemmi della memoria esterna" (p. 87). Gli stessi sistemi sensoriali interagiscono, in quanto non autosufficienti, con le reti culturali rendendo possibile la percezione del mondo. La capacità simbolica degli esseri umani deriva dal senso fisico del sé, una potente coscienza del corpo "che è alla base della nostra capacità unica di apprendere abilità specifiche" (p. 91), senza di essa non sarebbero possibili né l’imitazione né il gesto né il linguaggio. Questo senso del sé che contraddistingue l’uomo ci permette di "diventare creature culturali senza discontinuità e senza sforzo; ci rende capaci di capire che gli altri hanno una mente e di acquisire una "teoria della mente" " (p. 91).

Nell’articolo "S’io fossi foco…": dalle icone ai segni e viceversa, ecco le istruzioni Fabrizio Ottaviani esamina la dipendenza dell’attribuzione di iconicità (per "iconismo" l’A. intende "ciò che resta del segno quando la relazione di rinvio che lo fonda venga opportunamente desemiotizzata, vale a dire protetta ed allontanata dalle operazioni che caratterizzano la semiosi" (p. 104n)) da specifici esperimenti mentali.

Gianfranco Buffardi (Il senso distorto) esamina le deviazioni del sentire e la loro genesi. Inizialmente l’A. distingue le sensazioni, che rilevano il dato traducendolo in un linguaggio comprensibile ai circuiti cerebrali, dalla percezione, che è una operazione più complessa che investe diverse aree cerebrali. Vista la complessità di quest’ultima, il senso distorto può avvenire per "l’alterazione di uno solo dei passaggi tra la rilevazione del dato sensoriale e la risposta cognitiva, passaggi che spesso implicano il concorso di diverse forze psichiche" (p. 113-4). Dopo aver esposto i vari tipi di dispercezioni (allucinazioni, illusioni, distorsioni sensoriali e fantasie), l’A. propone il modello esistenziale (a cui lavora da diverso tempo) come modello interpretativo della psicopatologia. In tale modello il concetto di Persona ha una fondamentale centralità. La Persona è il singolo, l’irripetibile, che si narra attraverso la propria esperienza, che, essendo anch’essa unica, fa sì che ogni storia del singolo sia peculiare. L’A. afferma: "la nostra scelta terapeutica si orienta allora, su un lavoro conoscitivo compiuto dalla Persona attraverso l’analisi del linguaggio delle sue narrazioni, la logoanalisi coscienziale che con gli stimoli metodologici di tecniche di intervento comunicativo, come ad esempio la Programmazione Neuro Linguistica, aiutano la Persona a riconoscere le strutture profonde che sottendono alla struttura superficiale del parlato: questa opera di approfondimento è, metaforicamente come realisticamente, un sistema per ampliare le mappe interne" (p. 122). Il terapeuta esistenziale si pone in una condizione di epoché, lasciando che la Persona cerchi autonomamente le sue soluzioni, svolgendo un’unica operazione stimolativa. In tal senso solo attraverso questo modello, afferma l’A., "il senso distorto potrebbe superare il gap di sintomo e recuperare quello di narrazione di esistenziali della Persona" (p. 123).

Paolo Virno (Sensazioni conclusive) richiama l’attenzione sulla considerazione della sensazione come limite o esito del linguaggio. Per quanto riguarda la concezione della sensazione come al di là del linguaggio l’A. mostra tre casi esemplificativi nella tradizione filosofica: 1) il regresso all’infinito dei metalinguaggi che sospinge ad un limite inaccessibile alla parola: la percezione non-linguistica; 2) il sostrato della "soggettività" che accompagna l’Io penso kantiano che è irrappresentabile col tessuto categoriale della riflessione concettuale, ma rimanda ad un sensibile non-empirico (perché non rappresentabile); 3)il sensibile come contesto indeterminato, come materiale grezzo che sfugge alla prospettiva definiente. Di seguito l’A. analizza il caso in cui il sensibile sia il risultato, il prodotto del pensiero verbale, portando ad esempio la numismatica, ossia l’attività in cui il collezionista "tratta l’oggetto più astratto che vi sia, il denaro, come una qualsiasi creatura sensibile, carica di contingenza e di molteplici qualità" (p. 144).

L’articolo di Ruggero Pierantoni, I non astuti contrabbandieri della visione, analizza il senso della vista in un modo del tutto originale, evidenziando come oltre il limite culturale che alla vista viene indirettamente posto, si mostra in vari campi scientifici la presenza di una sorta di facoltà di "vedere" che anticipa o sostituisce l’apprensione visiva dell’oggetto reale, per mostrare la quale l’A. trae esempi dalla pittura (Picasso), dalla scienza (Galileo e Keplero) e dalla storia dell’arte.

Dopo aver esposto il contenuto dei vari contributi si può ritrovare lo scopo comune di essi nel creare uno spazio di dibattito in cui, sulla base della questione del valore oggettivo del lavoro scientifico, la filosofia e le scienze si confrontano sulle loro capacità di sinergia, esaminando, come nel caso del tema del volume, l’importanza dell’apporto sensoriale, che non si limita ad un determinato numero disensi, in processi cognitivi e scientifici.

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