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Domenico Losurdo

 

Il libro di Domenico Losurdo ha suscitato un acceso dibattito sulla stampa ed è già un caso editoriale. Filosofia.it vi propone un resoconto completo degli articoli che si sono occupati del volume.


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La Repubblica 1/10/2002

Un'edizione che non censura ma anzi spiega le frasi più vicine all'antisemitismo
Il frammento scomparso

di Giuliano Campioni

Nell'appendice al suo poderoso studio su Nietzsche, Losurdo apertamente accusa "editori, traduttori e interpreti" di una ben concertata opera di rimozione e nascondimento, come "di elemento allotrio e di disturbo", del "mondo storico e politico" di Nietzsche. L'autore arriva a parlare di uno "zelo apologetico" e di una "preoccupazione pedagogica e catechistica" che prenderebbero "decisamente il sopravvento sul rigore filologico e storico". La polemica è contro l'edizione critica Colli-Montinari: sia quella pubblicata da de Gruyter - che Losurdo ha utilizzato nella ridotta edizione tascabile (Studienausgabe) che ha un solo volume di apparati essenziali - sia, in particolare, contro l'edizione italiana pubblicata da Adelphi.
Per quest'ultima in primo luogo sotto accusa è la traduzione che tradirebbe il testo originale edulcorando la durezza di certe espressioni. In realtà non di traduzione, ma di traduzioni si deve parlare: opera, per quegli scritti a cui si fa riferimento, di più persone (Giorgio Colli, Mazzino Montinari, Sossio Giametta e Ferruccio Masini) che hanno poi proposto interpretazioni di Nietzsche tra loro ben diverse, alcune di queste non lontane da quella dello stesso Losurdo. Se talvolta le puntualizzazioni sulla traduzione (con la loro carica di soggettività) possono essere accolte, altre volte sono speciose e pretestuose guidate da una forte, unilaterale, inquisitoria, interpretazione ideologica che trasforma ad esempio il "bisogno di lavoro" (Colli) degli uomini nella "necessità di trovare un lavoro".
E' interessante e sorprendente, quando c'è, l'uso degli apparati fatto da Losurdo. Dagli apparati tedeschi di Montinari egli deriva tutte le informazioni per la requisitoria contro la presunta censura dello stesso Montinari nel finale della conferenza Socrate e la tragedia: l'aver pubblicato cioè "stampa odierna" invece che "stampa ebraica". Si tratta - come Montinari dimostra chiaramente - di una "autocensura" che Nietzsche si impone dopo le preoccupazioni e sollecitazioni manifestate a proposito da Cosima Wagner. L'autocensura di Nietzsche, esprimendo la sua volontà cosciente, non può, come tale, non essere accolta nel testo critico. Montinari ne dà le ragioni e mette in apparato, secondo i criteri dell'edizione, la prima stesura: "stampa ebraica".
E qui arriviamo al piatto forte, all'argomentazione dei Post-scriptum che portando la prova di una vera censura getterebbe l'ombra definitiva e discredito sull'operato di Colli e Montinari, su un'edizione che, prima di Losurdo, era considerata un'impresa che onorava la cultura italiana. Si tratterebbe dell'occultamento di un frammento presente nell'edizione canonica (GOA) sul tema centrale della "crudeltà" verso gli altri e, soprattutto, verso se stessi. Di questo frammento si sarebbero "misteriosamente" perse le tracce nell'edizione critica. Un mistero che ha inquietato lo studioso che ha invano percorso la Studienausgabe (di cui ha utilizzato anche la versione digitale), che ha chiesto invano lumi a uno studioso di Weimar "che non ha saputo dare una spiegazione dell'accaduto". Voglio togliere i dubbi a lui e ad altri: il frammento scomparso l'ho ritrovato con una ricerca di pochi minuti. Si tratta infatti della prima parte di una Vorstufe (lunga più del doppio e quindi spezzata dalla GOA) dell'aforisma 229 di Al di là del bene e del male e come tale si trova, nella sua versione originaria e corretta, nell'apparato critico della Studienausgabe (vol. XIV, pp. 365-366). Si trova anche, già dall'anno 1968, in traduzione italiana nell'apparato dell'edizione Adelphi di Al di là del bene e del male (vol. VI/2, pp. 403-404).
Un unico mistero resta: come si possa scrivere un libro di interpretazione storica su Nietzsche di più di 1000 pagine, non sapendo bene utilizzare l'edizione (composta di testi e apparati), una edizione che si usa e si critica aspramente, ignorandone i criteri basilari e mostrando poca sensibilità alla differenza essenziale tra abbozzi, frammenti, varianti.

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