Il Mattino

Domenico Losurdo

 

Il libro di Domenico Losurdo ha suscitato un acceso dibattito sulla stampa ed è già un caso editoriale. Filosofia.it vi propone un resoconto completo degli articoli che si sono occupati del volume.


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Il Mattino-31 Gennaio 2003

Nietzsche, un vero ribelle aristocratico

di Corrado Ocone

È un volume grande come un dizionario, è il frutto di più di sette anni di lavoro. È appena uscito, ma è già un caso. Anche perché rappresenta una sorta di revisione del revisionismo: Nietzsche, è questa l'idea dell'autore, è sicuramente un classico ma non è affatto immune dai virus razzisti e antisemiti che vi avevano individuato i primi interpreti. Il libro di cui parliamo, pubblicato da Boringhieri, è Nietzsche, il ribelle aristocratico. Biografia intellettuale e bilancio critico (si presenta oggi a Napoli presso l'Istituto per gli Studi Filosofici alle ore 17.30: presiede Maurizio Viroli, intervengono Roberto Esposito, Maurizio Ferrarsi e Nicolas Tertulian). L'autore è Domenico Losurdo, solido e affermato filosofo di ispirazione marxista.
Professor Losurdo, qualche anno fa nel mondo degli studi si riconosceva quasi unanimemente a Colli e Montinari il merito di aver restituito le pagine di Nietzsche alla loro essenza storica e filologica. Erano state tolte, si diceva, varie incrostazioni, soprattutto quelle di tipo razzista e antisemita apposte dalla sorella del filosofo. Ora lei ci fa sapere che le cose non stanno propriamente così. Qual è la «verità»?
«Delle scelte discutibili dell'edizione Colli-Montinari parla ampiamente l'Appendice del mio libro. Per fare un esempio clamoroso: il "trattamento dei malati", che nell'originale ha un sinistro significato eugenetico, come dimostra l'insistenza di Nietzsche sulla necessità di far finalmente valere la "legge della selezione" a danno di "tutto ciò che deve perire", diviene nella traduzione italiana un'amorevole "cura dei malati"! La sorella Elisabeth è un comodo capro espiatorio per coloro che sono comunque decisi ad immergere il filosofo in un bagno di innocenza! Già nel 1886, in riferimento a Al di là del bene e del male, un fine filologo quale Rohde parla di "morale cannibalesca". Qualche anno dopo è un fervido ammiratore di Nietzsche, Brandes, a sottolineare, compiaciuto, come il filosofo intenda farla finita con "l'igiene che mantiene vivi milioni di esseri deboli e inutili". Conviene allora ricordare la saggia osservazione formulata da Gadamer, nel 1986, a proposito delle pretese avanzate dall'edizione Colli-Montinari o delle illusioni maturate attorno ad essa: "è ingenuo credere che oggi, con a disposizione il vero Nietzsche, siamo definitivamente affrancati dalle preoccupazioni che hanno tormentato gli interpreti precedenti"».
Se Nietzsche non è "innocente", come Lei ritiene, in cosa ha "peccato"?
«Agli inizi del Novecento tutti concordano nel collocare Nietzsche nell'ambito della reazione antidemocratica di fine Ottocento, dalla quale prende le mosse il movimento sfociato poi nel fascismo. In questo senso essi negano l'"innocenza" politica del pensiero di Nietzsche e rifiutano, per far ricorso alle parole con cui Colletti presenta Nolte al pubblico italiano, l'"agiografia oggi dominante". E' ben difficile applicare la lettura in chiave "musicale", suggerita da Colli, ai brani che invocano una "nuova schiavitù", la ""barbarie" dei mezzi" nel "trattare i popoli rozzi", l'"annientamento delle razze decadenti", l'"annientamento di milioni di malriusciti"
Capisco che è una domanda a cui è difficile rispondere in poche righe, ma se dovesse elencare gli elementi che rendono importante il pensiero di Nietzsche farebbe riferimento? Qual è secondo Lei il senso, o uno dei sensi, del pensiero nietzschiano? Perché definisce il pensatore tedesco un "ribelle aristocratico"?
«A partire dalla sua prospettiva radicalmente reazionaria, Nietzsche evidenzia in modo lucido e impietoso i punti deboli del progetto rivoluzionario e dell'agitazione democratica per i "diritti dell'uomo". L'universalismo che caratterizza tale progetto e tale agitazione può facilmente assumere una forma aggressiva e imperiale, trasformandosi in uno strumento di dominio. Nietzsche sottolinea la necessità della schiavitù negli anni in cui le grandi potenze impegnate nell'espansione coloniale agitano la bandiera dell'abolizionismo e dell'universalismo umanitario. Bismarck così si rivolge ai suoi collaboratori: "Non sarebbe possibile reperire dettagli raccapriccianti su episodi di crudeltà?" Sull'onda dell'indignazione morale da essi suscitata sarebbe stato poi agevole bandire la crociata contro l'islam schiavista. Si potrebbe commentare con Al di là del bene e del male: "Nessuno mente tanto quanto l'indignato". Una critica della "guerra umanitaria" e dell'"imperialismo dei diritti umani" non può prescindere dalla lezione di Nietzsche».

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