Liberal

Domenico Losurdo

 

Il libro di Domenico Losurdo ha suscitato un acceso dibattito sulla stampa ed è già un caso editoriale. Filosofia.it vi propone un resoconto completo degli articoli che si sono occupati del volume.


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Liberal, febbraio/marzo 2003

Il divenire non è che ...UN ETERNO RITORNO

di Emanuele Severino

Fedele e pregevole la ricerca di Domenico Losurdo dedicata a Nietzsche. Anche se l'autore trascura quella "nuova conoscenza" necessaria indicata dal filosofo


A volte, anche gli storici del pensiero filosofico vedono gli alberi - come si suol dire - ma non la foresta. Non è certo questa una critica che si possa muovere all'imponente, poderosa e ricchissima ricerca di Domenico Losurdo, Nietzsche, il ribelle aristocratico. Biografia intellettuale e bilancio critico. Egli mostra come il pensiero di Nietzsche sia potentemente unitario e come in esso le variazioni non siano casuali. Sono d'accordo con Losurdo anche nell'individuazione del tratto o "elemento" che determina il carattere unitario del pensiero di Nietzsche. Egli considera Nietzsche "filosofo totus politicus", ma questa espressione non riduce il suo pensiero alla dimensione specialistica della "politica": all'opposto, intende ""salvare" il filosofo nella sua interezza". "Solo non rimuovendo l'elemento che l'attraversa in profondità, solo tenendo ben presenti la critica e la denuncia militante della rivoluzione e della modernità, è possibile cogliere l'unità del pensiero di Nietzsche e la sua interna coerenza". Losurdo scorge che per Nietzsche la "modernità" e la "rivoluzione" hanno un inizio lontanissimo nella storia dell'Occidente: incominciano con Socrate; e, da ultimo, il loro avversario autentico, al di sotto delle sue molteplici forme, è l'"innocenza del divenire" - quella in cui forse vive il più antico uomo greco, l'uomo dionisiaco, e nella quale intende consapevolmente abitare il superuomo annunciato da Nietzsche. Il divenire è innocente quando, liberato da ogni Verità assoluta e da ogni Dio immutabile che intendono assoggettarlo, è liberato anche da ogni "colpa" che gli deriverebbe dal suo non adeguarsi alle Leggi vere e divine.
Il quadro presentato da Losurdo è tra i più fedeli e pregevoli. Ma quando si mostra il corpo di un lottatore, la rappresentazione è concreta - ossia non è un semplice dipinto -, quando riesce a mostrare la forza del lottatore, cioè la sua effettiva capacità di vincere gli avversari. Nietzsche appartiene al ristretto gruppo dei grandi lottatori che riescono a distruggere i nemici del divenire, i nemici che formano l'intera tradizione dell'Occidente. La ricerca di Losurdo ancora non dà a Nietzsche quel che è di Nietzsche, cioè la sua straordinaria potenza speculativa, che esige di essere riconosciuta anche all'interno della riflessione storica. Per cogliere quella potenza bisogna fare i conti con coloro che a essa si sono esplicitamente rivolti. Per esempio Heidegger. Ma qui sarebbe modestia fuori luogo se non mi riferissi anche al mio saggio L'anello del ritorno, pubblicato da Adelphi nel 1999. Sul quale invito Losurdo a riflettere - anche perché la scansione meno convincente del suo libro è proprio data dal modo in cui egli fa rientrare il tema dell'eterno ritorno nel Nietzsche totus politicus che lotta per la salvaguardia dell'innocenza del divenire. Losurdo, giustamente, dà valore al modo in cui Nietzsche intende se stesso. Ma a un certo momento Nietzsche stesso ha posto al di sopra di tutto la dottrina dell'eterno ritorno: il divenire, cioè la negazione dell'eterno, è un ritorno eterno! Ancora non si comprende - invito Losurdo a questo passo - che tale dottrina non è una stranezza, ma, come Nietzsche stesso asserisce, è quella "nuova conoscenza" che è "necessità" suprema, innegabile e incontrovertibile. Ma, daccapo, non basta asserirlo: bisogna mostrarlo in concreto. Nietzsche l'ha potentemente mostrato, indicando l'implicazione "necessaria" tra divenire e eterno ritorno. Anche lo storico ha il compito di non nascondere tale potenza.

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