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Domenico Losurdo

 

Il libro di Domenico Losurdo ha suscitato un acceso dibattito sulla stampa ed è già un caso editoriale. Filosofia.it vi propone un resoconto completo degli articoli che si sono occupati del volume.


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Il 26 marzo del 2003 ha avuto luogo la presentazione del libro di Losurdo Nietzsche, il ribelle aristocratico presso la Casa della Cultura di Milano. Sono intervenuti Maurizio Ferraris, Angelo Bolaffi e Domenico Losurdo. Il sito “Hermesnet” ha sintetizzato la trascrizione di questi tre interventi.


Intervento di Maurizio Ferraris

a cura di Hermes.net

Quando Nietzsche impazzisce, comincia a parlare della grande politica. Quindi i suoi progetti politici più espliciti si hanno negli anni della malattia: effettivamente quelli sono i progetti di azione politica, ma vanno inquadrati all'interno di una crisi psichica grave. Negli anni '70 la tradizione italo-francese, soprattutto nei suoi esponenti di sinistra, vede Nietzsche come un emancipatore e si scaglia contro le falsificazioni di tutti gli interpreti che ne avevano fatto un esaltatore della barbarie. Questo senz'altro è vero per il semplice fatto che Nietzsche voleva emancipare prima di tutto se stesso. A quell'epoca queste interpretazioni si fondavano su alcuni elementi presenti in Nietzsche, che però sono sicuramente minoritari in quanto il suo pensiero deve essere inquadrato come estrema destra. Il nemico da battere era Lukács, considerato una canaglia. Lukács, in realtà, nella Distruzione della ragione dedica a Nietzsche pagine sacrosante (elogio del terrore e della violenza) e scrive avendo come riferimento la Genealogia della morale e non la Volontà di potenza. Tutte queste questioni riguardano l'ampia problematica della nazificazione e denazificazione del pensiero di Nietzsche.
Ad un certo punto, infatti, Nietzsche si è trovato arruolato nelle file del nazionalsocialismo e nel dopoguerra si pose subito il problema di come riprenderlo. Il primo che ricomincia a parlare di Nietzsche è Habermas, che lo recupera come critico della conoscenza. Il recupero fu fatto tramite la Francia e l'Italia, mentre per i tedeschi è rimasto per molti anni un tabù. Vengono utilizzati o il metodo allegorico o il metodo storico-grammaticale. Il metodo allegorico è stato il primo: si insiste sul fatto che Nietzsche era stato frainteso e si sostiene che, leggendolo, si vede chiaramente che non ha detto nulla di quello che gli hanno messo in bocca i tedeschi. Il Nietzsche di Bataille, ad esempio, ribadisce l'impoliticità di Nietzsche. L'interpretazione di Heidegger è quella più denazificante, anche se non ne aveva intenzione: fa parte di una raccolta di lezioni che si svolsero negli anni dal '36 al '45 e la sua lettura risulta denazificante perché fa conversare Nietzsche con la tradizione metafisica, facendo così di lui un gigante e rendendo di fatto impossibile un suo inquadramento politico. Il metodo storico grammaticale inizia con l'edizione Colli-Montinari, che non riesce agli inizi a trovare un editore proprio per il legame tra Nietzsche e il nazismo. Questo metodo parte da un presupposto: Nietzsche è stato falsificato - in particolare dalla sorella – e per questo motivo è stato utilizzato dall'ideologia nazista. L’attenzione si concentra sulla Volontà di potenza, anche se la sorella non ha aggiunto nulla che potesse giustificare l'uso da parte dei nazisti del pensiero di Nietzsche. Si è fatta un'enorme operazione intorno ai frammenti. C'è stato un periodo in cui si leggevano solo i frammenti e non l'intera opera di Nietzsche, rendendo ancora più problematica la questione intorno all'interpretazione.
In conclusione: c'è davvero la possibilità di una politica nietzscheana? Sicuramente c'è un'etica nietzscheana caratterizzata dall'aristocratismo e dall’individualismo. Se invece volessimo trarre degli insegnamenti politici da Nietzsche, dovremmo constatare che lui stesso sbaglia tattica perché, nell'esplicitare la volontà di potenza, opera un salto di scala tra il microscopico delle amebe e il macroscopico della società; inoltre numerose sono anche le contraddizioni, in riferimento al superuomo ad esempio. Nietzsche sistematicamente non ha individuato la dimensione del politico.

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